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Ormai non c’è più ragione di irritarsi; dopo due capitoli che si limitavano a essere (impercettibili) variazioni del primo episodio, la sfacciataggine dei produttori della saga di Final Destination è quasi degna di ammirazione. Stavolta dopo un disastro aereo, un sanguinario tamponamento in autostrada e una giostra impazzita ci tocca la gara automobilistica che ben presto si trasforma in macabra tragedia, con il solito teenager (inspiegabilmente) sensitivo e amici al seguito perseguitati dalla Morte in persona, desiderosa di prendersi quanto ingiustamente sfuggitole.
Beh, i geniali ideatori del franchise hanno pensato che, dopo un terzo episodio semplicemente indifendibile, solo una (pessima) rincorsa al fenomeno 3D poteva salvare la saga da una ridicola agonia. Peccato che lo sfruttamento della stereoscopia si riduca ben presto ad una infinita sequela di oggetti contundenti che schizzano verso gli occhialini del malcapitato spettatore, per non parlare delle insostenibili premonizioni del protagonista, rifilateci sottoforma di noiosi pasticci digitali. Che cosa salvare quindi di Final Destination 3D? Semplicemente nulla, visto che la sceneggiatura è rimasta invariata dal primo capitolo, gli attori sono persino peggiorati (l’unica vera sfida vinta ultimamente dalla saga) e i pochi momenti veramente gore risultano sterilmente catartici perché neutralizzati da attese infinite che li fanno precipitare nella prevedibilità. Si potrebbe persino parlare di piccola delusione, visto che le premesse lasciavano presagire almeno la decenza. Il ritorno di David R. Ellis in cabina di regia pareva una nuova sferzata, dopo il secondo capitolo, verso un’auto-ironia piacevolmente ammiccante, che ben si destreggiava nell’evitare, se non la ripetizione delle situazioni, almeno la noia, tramite qualche sorpresa ben assestata.
Final Destination 3D rappresenta invece una doppia sconfitta; da una parte quella di un genere horror ormai sclerotizzatosi su modelli obsoleti e ulteriormente fossilizzatisi con la moda dilagante dei moderni, insopportabilmente qualunquistici remake. Dall’altra quella di un 3D che, in campo orrorofico, viene sfruttato in maniera ancora troppo approssimativa per poter resistere al momento in cui il pubblico cinematografico smaltirà la sbornia iniziale. E il sottoscritto, augurandosi che il passo successivo possa essere una scintilla, fa parte di coloro che aspettano in grazia l’arrivo di un tale evento.
VOTO: 1/5
Articolo del
24/05/2010 -
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