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Lars è un giovane sergente dell’esercito danese che, al momento della sua promozione, viene “invitato” a rinunciare alla carriera militare in quanto il suo superiore ha saputo di alcune sue avance verso due suoi sottoposti. Cosi Lars, uscito dall’esercito, è inevitabilmente allo sbando, e nonostante le sue iniziali perplessità, inizia a frequentare un gruppo locale di neonazisti (da lui definiti al prinicipio come una “banda di sfigati in cerca di altri sfigati”), che ha come obiettivo quello di contrastare ad ogni costo la forte presenza di immigrati pakistani. In rotta con i genitori, che ovviamente non ne condividono la scelta, Lars va a vivere in una casa sulla spiaggia, messa a disposizione dal partito per i suoi adepti: in quella stessa casa ci vive Jimmy, testa rasata e convinto sfigato, che lo accoglie dapprima con diffidenza e poi con una sorta di ambiguità che pian piano lascia spazio al vero sentimento che covava sotto le ceneri di entrambi: l’amore.
Non è mai facile affrontare il tema dell’omosessualità senza correre il rischio di essere banali o volgari, e quando questo tema lo si inserisce in un contesto di estremismo politico il rischio diventa ancora più elevato. Invece il regista Nicolo Donato ci regala una perla di cinema raro, perfetto nella sua ambientazione, costruito con facce esemplari dei protagonisti, che rendono tutti al massimo della credibilità. Il tema dell’omosessualità finisce per essere un pretesto con cui si affrontano temi come l’emarginazione, la paura del diverso, le contraddizioni sempre più lampanti della moderna politica e del modo con cui anche le ideologie più dure e reazionarie si sgretolano di fronte al sentimento vero di cui è fatta la vita degli uomini, siano essi omosessuali o eterosessuali. Si disegna un affresco in cui anche i “giovani sfigati” neonazisti, teste rasate, difensori della razza ariana ma anche della natura e per questo consumatori di prodotti biologici, siano in piena confusione di ideali quando capiscono che prendono a calci i “finocchi” per strada, per la loro acquisita cultura di machismo, e poi magari scoprono che uno dei più potenti uomini di Hitler era omosessuale. Confusione che accresce all’ennesima potenza le loro forti incertezze, quando finiscono per scoprire che addirittura i “finocchi” sono tra loro. Così anche il gruppo, che sembra proteggere il singolo, finisce per essere un luogo insicuro per l’individuo che ne fa parte, perché all’interno del gruppo, di qualsiasi gruppo, l’individuo non è mai pienamente libero di manifestarsi per quello che è senza il rischio di essere giudicato ed etichettato dagli altri membri, e magari allontanato per paura di infettare la sana ideologia su cui quel gruppo si aggrega e si tiene in equilibrio.
Perla di cinema, abbiamo detto, e non possiamo chiudere questo breve spazio con almeno un paio di domande che ovviamente resteranno senza risposta. La prima è per quale motivo un film così bello, tra l’altro vincitore lo scorso anno della Festa del Cinema di Roma, venga fatto uscire con così colpevole ritardo, in un periodo estivo in cui quasi nessuno osa più andare al cinema se non nelle arene. Se pensiamo a quanti film insignificanti escono durante l’anno, la distribuzione così tardiva di questo come di altri bei film di fine stagione non appare di certo casuale: e questo è scandaloso.
L’altra domanda è che senso abbia vietare questo film ai minori di 14 anni: non possiamo credere che sia per le scene di violenza, quasi del tutto assenti e comunque mai crude o di impatto. E non vogliamo credere per le scene di sesso, sempre delicate, mai volgari, mai gratuite, certamente molto più artistiche di tante scene di sesso, o di volgari tette e culi che quotidiamente ci propina la televisione, oltre il cinema volgarmente commerciale e non vietato a nessuno. E anche questo è scandaloso!
VOTO: 4,5/5
Articolo del
12/07/2010 -
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