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Nimród Antal
Predators
Azione, durata: 106' - U.S.A.
2010
20th Century Fox
di
Sarah Pompili
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Un gruppo di perfetti estranei composto da soldati di nazionalità diverse, assassini e guerriglieri si ritrova nella giungla di un pianeta sconosciuto. Tutti sono stati lanciati lì col paracadute dopo aver improvvisamente perso conoscenza. Non c’è neanche il tempo per porsi interrogativi su cosa accade perché i Predators inizino da subito a braccarli. Quella infatti è la loro riserva di caccia.
Reso celebre dall’omonima pellicola uscita nel 1987 – che diventò immediatamente un cult per gli amanti del genere – il Predator è una creatura dotata di poteri e capacità che ne fanno un cacciatore perfetto, un predatore per l’appunto, che affina le sue tecniche e migliora le sue difese apprendendo nuove strategie dalle sue prede, adattandosi ed evolvendosi. Non fa prigionieri ma uccide le sue vittime infierendo sui corpi per trarne macabri trofei. Questo famoso mostro che sembra quasi invincibile è stato però massacrato da una serie di pessimi sequel che si sono sempre rivelati dei flop micidiali.
A rendergli finalmente giustizia ci ha pensato Nimród Antal con il suo film Predators, presentato da Robert Rodriguez. Ai due va riconosciuto il merito di aver mantenuto un filo diretto con l’originale attraverso una serie di citazioni più o meno esplicite, che sembrano voler essere un vero omaggio, e di essere rimasti fedeli alla filosofia su cui questo si basava riuscendo però ad aggiornarla e a traslarla su un piano concettuale originale e a suo modo più profondo. Non si gioca più ai soldatini, si combatte senza sosta tra fiumi di sangue e adrenalina, si viene massacrati e ridotti in frattaglie. Non ci sono buoni e cattivi, chiunque può diventare il tuo peggior nemico all’improvviso o viceversa: «Il nemico del mio nemico è mio amico». Per salvarsi bisogna lottare contro mille avversità, contro il proprio simile e anche contro se stessi. Gli uomini di cui seguiamo le vicende in un vortice di azione che lascia senza fiato erano stati a loro volta arme letali, predatori ora costretti nel ruolo di prede dalle regole del gioco dettate dai Predators che rappresentano in sintesi la violenza e le efferatezze di cui è capace di macchiarsi l’essere umano per le ragioni più svariate. La mostruosità accomuna uomini e alieni. In questo film non c’è posto per gli eroi, nonostante i nomi di spicco che figurano nel cast come quelli di Adrien Brody e Laurence Fishburne. L’unica vera protagonista è la lotta per la propria sopravvivenza, insieme ai limiti che essa ci spinge a varcare, gli abissi in cui ci spinge e alla nuova realtà che compare davanti ai nostri occhi quando ce li spalanca con violenza. Una presa di coscienza che trasforma l’essere dall’interno, la sua esistenza e la sua percezione degli altri.
Dopo venticinque anni dall’esordio i Predators tornano a cacciare in una giungla che, pur non avendo niente di dantesco, è una sorta di «selva oscura» in cui viene messa alla berlina la malvagità infima dell’essere umano. Nonostante l’odierna tecnologia a disposizione Antal e Rodriguez non abusano di effetti speciali sfacciati, ma aggiungono semmai un tocco grind in vecchio stile. Lo châssis di Predator insomma resta lo stesso, è solo indurito da un’abbondante dose di cinismo e dagli orrori commessi dall’umanità.
VOTO: 3/5
Articolo del
19/07/2010 -
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