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Richard Kelly
The Box
Thriller, durata: 115'- U.S.A.
2010
Lucky Red
di
Sarah Pompili
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Norma e Arthur Lewis sono genitori amorevoli, onesti lavoratori, una coppia che conduce una vita apparentemente serena, ma segnata da qualche sacrificio economico e dai tentativi falliti di realizzare piccole ambizioni, diventate ormai irraggiungibili per quello che sembra uno scherzo del destino. Anche il pacco anonimo contenente una scatola con sopra un bottone rosso che i due ricevono appare tale, ma come verrà spiegato loro dal signor Steward si tratta di una proposta molto seria e altrettanto anomala: se il pulsante verrà spinto entro 24 ore dalla sua visita qualcuno morirà e loro riceveranno un milione di dollari, altrimenti allo scadere del tempo la scatola e la proposta verranno ritirate.
Un incipit del genere potrebbe far pensare ad un buon thriller con tutti i classici ingredienti, ma in realtà apre solo il sipario a qualcosa che va ben oltre. I due protagonisti interpretati da Cameron Diaz e James Marsden possono decidere di condannare a morte una persona senza conoscerne l’identità per ottenere un’ingente somma di denaro, ma sono consapevoli del rischio di poter condannare al contempo la loro stessa esistenza, perché ogni scelta ha sempre delle conseguenze e in questo bizzarro contenitore dove niente è quello che sembra le ripercussioni si propagheranno ad onda e andranno al di là del conflitto di coscienza causato dal rimorso o dal rimpianto.
Per tutta la prima parte di The Box il regista Richard Kelly, noto per aver diretto il cult movie Donnie Darko, riesce a mettere in scena un dramma agghiacciante e psicotico e si fa burattinaio di un teatro dell’assurdo in cui grazie al suo indiscusso talento visionario la realtà subisce continue ed allucinanti deformazioni. Gli spazi e gli ambienti si piegano alla volontà della macchina da presa diventando alienanti se non addirittura ostili, disegnando di colpo scenari che solo un istante prima sarebbero stati impensabili, preposti ad ospitare oscuri e misteriosi meccanismi che nella loro imperscrutabilità originano una serie di eventi surreali e coincidenze inquietanti. Il “prossimo” può improvvisamente diventare altro e alterato in una specie di effetto a catena tra vittime e carnefici altamente destabilizzante.
Purtroppo questo labirinto dove per procedere si aprono continui squarci su visioni da incubo, costruito grazie ad un’orchestrazione lodevole di regia, sceneggiatura, fotografia e scenografia, in cui si muove perfettamente a suo agio solo la figura di Arlington Steward (a vestirne i panni è il grande Frank Langella), inizia a scricchiolare nella parte finale del film. Nel tentativo di sbrogliare i fili della matassa la suspence opprimente lascia il posto ad un tensione basata su scene di una drammaticità eccessiva in cui serpeggia del sentimentalismo decisamente fuori luogo ed altre che abbondano di effetti speciali e visivi senza però essere minimamente suggestive. The Box merita comunque di essere visto. Del resto la perfezione non è di questo mondo e nel tentativo di dimostrarcelo, trasponendo sul grande schermo un racconto di Matheson, il film diviene inconsapevolmente una conferma di questo postulato creando un paradosso in fin dei conti tutt’altro che spiacevole.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
29/07/2010 -
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