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7 luglio 2005: su tre treni della affollatissima metropolitana di Londra (sono circa le 9 del mattino), e poco dopo su un pulman di linea, esplodono una serie di bombe che causeranno 52 morti e oltre 700 feriti. Il mondo intero, e non solo la Gran Bretagna, ripiomba di nuovo nel terrore degli attentati terroristici che già un anno prima avevano insanguinato l’Europa con l’attentato di Madrid, ove furono anche lì colpiti treni di pendolari, causando la morte di 191 persone che si recavano al lavoro e il ferimento di altre 2000. Sullo sfondo di questo episodio di cronaca il regista franco-algerino Rachid Bouchareb costruisce un ottimo film che si inserisce nel solco di un percorso di cinema dal forte messaggio interculturale che viene da tempo giustamente frequentato da registi di ogni dove (basti ricordare oltre a Loach, senza andare troppo indietro nel tempo, il bellissimo Sammy e Rosie vanno a letto di Stephen Frears che risale al 1988, fino a Welcome di Lioret che risale allo scorso anno), allo scopo di promuovere un serio dibattito sulle nuove forme di integrazione e su una auspicata accettazione pacifica del diverso.
Così Bouchareb racconta la storia di due genitori tanto lontani ma inconsapevolmente vicini: Mrs Sommers, che vive su una piccola isola inglese ed ha una figlia che studia a Londra. E Ousmane, un vecchio africano che vive in Francia e ha anch’esso un figlio che vive e studia a Londra. Dei due ragazzi, dopo gli attentati, si sono perse le tracce: non rispondono alle disperate telefonate dei loro genitori, i quali partono entrambi per Londra alla loro ricerca. Giunti nella capitale britannica scopriranno che i due giovani vivevano insieme e probabilmente si amavano. Il peregrinare dei genitori in una Londra ancora scossa dagli attentati dà al regista la possibilità di costruire un percorso di avvicinamento tra realtà e mondi apparentemente distanti. Ci sono distanze religiose (lei protestante, lui musulmano); distanze sociali (lui lavora in Francia come guardia forestale e non può trattenersi a lungo nell’Hotel dove alloggia perché costa troppo); distanze linguistiche e culturali. E soprattutto c’è diffidenza e paura per il diverso, quella solita diffidenza e paura che tutti proviamo quando non conosciamo l’altro (il vecchio Ousmane pensa all’inizio che suo figlio Ali possa essere tra i responsabili degli attentati, dice, perché avendolo abbandonato quando aveva sei anni non sa più nulla di lui). Ma il messaggio forte e chiaro del film è appunto questo: qualsiasi distanza la si può annullare ascoltando l’altro, assorbire da chi non è come noi quello che ci può completare senza nulla toglierci; possiamo accettare di condividere il dolore con chi ha la pelle di un colore diverso e prega un altro Dio, perché ascoltando a fondo quel suo dolore capiremmo che non è diverso dal nostro. Certo, è un percorso che richiede tempo e che andrebbe supportato da tutte quelle che sono le nostre sovrastrutture (la politica, i mezzi di comunicazione, leggi e regole serie e non razziste sull’immigrazione), ma il film di Bouchareb non ha l’ambizione di guardare così in alto: ha invece il grande merito di analizzare tutto ciò nel dolore di due cittadini comuni, due genitori qualsiasi, due persone che sanno di poter contare solo sulla solidarietà di altre persone come loro e non sulle sovrastrutture quasi sempre inefficienti.
Ultima osservazione: un plauso di merito va doverosamente agli interpreti, Brenda Bletyn e Sotigui Kouyatè (miglior attore al festival di Berlino 20009), che mettono il loro volto a disposizione di una macchina da presa a cui offrono di volta in volta, con rara bravura ed efficacia, espressioni di angoscia, di dolore, di speranza. Tutti sentimenti di cui il film si fa io narrante per comunicare allo spettatore quel forte, semplice messaggio che è sempre utile ribadire: la predisposizione alla comprensione dell’altro, chiunque esso sia, è davvero l’unica via percorribile affinché le differenze di razza, religione, cultura o colore della pelle non siano vissute come elementi di pericolo o di distanza ma come una immensa risorsa a disposizione di noi tutti.
VOTO: 3,5/5
Articolo del
31/08/2010 -
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