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Un gruppo di mercenari accetta un ultimo pericoloso incarico: rovesciare uno spietato dittatore del Sud America in affari con un potente trafficante di droga.
Riassumibile in poche parole la trama dell’ultima fatica di Sylvester Stallone, ormai sempre più impegnato nel far rivivere ai nostri sensi un tipo di action movie - il filone anni Ottanta - che la Hollywood moderna non è più capace di realizzare. Dopo aver resuscitato Rambo e Rocky, il buon vecchio Sly raduna attorno a sè un cast d’eccezione, un amarcord di volti noti (tranne forse ai giovanissimi) che ancora sanno cosa significa girare senza controfigura, interpretare parti stereotipate e senza sfaccettature, pronunciare battute sagaci mescolando botte da orbi a tempi comici perfetti. Perchè quei film d’azione erano solo tutto questo, ma erano davvero tanto. Questa pellicola rappresenta un evento per i nomi che riesce a richiamare: oltre a Stallone, Dolph Lundgren, Mickey Rourke, Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger, Jet Li, Jason Statham, Eric Roberts. Ma anche Stone Cold Steve Austin, Randy Couture e Terry Crews. Un ammasso di muscoli senza fine, un branco di corpi veri, che fanno sul serio pur essendo tutta finzione. Un orgia di icone di un cinema dei tempi andati, che scioglierà i veri fan anche solo con la scena in chiesa in cui Sly accetta un incarico affidatogli da Willis e rifiutato da The Governator. Sì, avete capito bene: l’unica scena mai girata in cui loro tre compaiono assieme. Da brividi. Qualcosa destinato proprio agli aficionados, per tutti gli altri sarà solo un buon film d’azione, senza dubbio superiore alla media attuale, ma senza significati sotto la superficie.
Che Stallone fosse un perfetto eroe action lo si sapeva, che fosse bravo a creare personaggi e storie anche (il riferimento, ovviamente, non è in questo caso a The Expendables, che per ovvie ragioni non brilla per profondità di trama o introspezione dei protagonisti). Ma ultimamente tanto di cappello per la sua vena registica, emersa in particolar modo negli anni recenti (questo è il suo ottavo lungometraggio da regista): ci sono sì momenti - pochi minuti - in cui una minima accelerata di ritmo sarebbe servita, giusto nella prima parte preparatoria. Quando però si entra nel vivo dell’azione, le scene di lotta e sparatorie risultano dirette e girate magistralmente, nulla da invidiare ai cineasti più quotati di questo genere. Si vede che Sly, all’alba dei suoi soli 64 anni compiuti, ci sa fare in questa materia e assumendo il ruolo di regista-interprete-sceneggiatore rimane l’unico capace di portare sulle sue spalle (larghe) quella lezione che in prima persona contribuì a dare ormai almeno venticinque anni fa se non di più, e nella maniera più divertente possibile. Perchè è un film veramente divertente, oltre che essere un cumulo liberatorio di ultra violenza.
Purtroppo con un cast così ampio è difficile dare la giusta vetrina a tutti i protagonisti, e fra tutti quello che maggiormente ne risente è Jet Li, di certo non aiutato da una scelta di doppiaggio perlomeno discutibile. L’attore asiatico rimane nell’ombra per buona parte del film, salvo risollevarsi verso la fine. I volti scavati di Lundgren e Rourke parlano da soli, invecchiati ma ancora totalmente calati nella parte, mentre Willis e Schwarzy si vedono quel poco che basta. Statham è l’unico ad interpretare un personaggio figlio di questa scuola, è più giovane, nel film ha una ragazza, guida una moto sportiva, riceve sms... è la modernizzazione degli eroi sopracitati. Austin, Couture e Crews sono stati reclutati per la loro mole fisica, per il physique du role, e sfido a non condividere la scelta di cast. Diversa la questione “cattivi”: i cattivoni sono privi di qualsiasi caratterizzazione, sono violenti e malvagi, e basta - com’è gusto che sia. Picchiano, saccheggiano, saccheggiano e picchiano, meritandosi la giusta lezione (e che lezione) dai nostri mercenari. Solo il leader pare mostrare un filo di esitazione ad un certo punto, ma per chi segue Dexter (l’interprete è l’Angel Batista collega di Dex) la credibilità del personaggio non è al top.
Stallone fissa con The Expendables l’immortalità sua e dei suoi amici colleghi dei tempi d’oro del cinema action, radunando attorno a sè il meglio del meglio in fatto di corpi die hard (mancano giusto Seagal e Van Damme). Il problema fondamentale dell’altro cinema d’azione moderno è che ha perso la capacità di raccontare queste storie nelle modalità in cui lo erano vent’anni fa. Fortuna vuole che i vecchi protagonisti esistono ancora e non hanno perso la voglia di fare. Sono talmente duri a morire che nemmeno una pallottola vicino al cuore li ammazza, perchè è tanto bello vederli tutti radunati a ridere e scherzare dopo aver sterminato un paese di cattivi. Come guardare l’album dei ricordi di famiglia, perchè, sì, tutti loro ci hanno donato grandi momenti in passato, ed è bello poter giocare ancora una volta coi nostri vecchi giocattoli preferiti.
Stallone ha dichiarato di voler Bruce Willis come super villain per The Expendables 2, speriamo mantenga le aspettative. E già che ci siamo, perchè non render finalmente vera anche la voce che aveva fatto circolare riguardo a Cliffhanger 2?
VOTO: 3/5
Articolo del
02/09/2010 -
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