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Yannick Dahan e Benjamin Rocher
ANTEPRIMA: La Horde (in uscita il 10 settembre)
Horror/Azione, durata: 90 min. – Francia
2009
Capture The Flag Films
di
Sarah Pompili
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Una squadra di poliziotti decide di vendicare un collega e rendergli giustizia organizzando un’azione punitiva ai danni dei criminali che lo hanno barbaramente ucciso. La retata ha luogo presso il quartier generale degli assassini, un palazzo fatiscente e abbandonato situato in una banlieu francese dall’aria quasi post atomica, che ricorda molto, così come le altre rare riprese in esterno, le atmosfere delle trasposizioni per il cinema delle graphic novels. I due gruppi, dalla composizione così multietnica da far invidia ad un cartellone pubblicitario della Benetton, si affrontano e per gli sbirri si mette subito male. Quando questi ultimi stanno per avere la peggio arriva un’orda di zombie. All’improvviso e senza alcun motivo apparente i defunti tornano a camminare sulla terra affamati di carne umana. Nel tentativo di sfuggire alla nuova minaccia “guardie e ladri” sono costretti a collaborare. Non ci sarebbe molto altro da dire, tutto il resto del film segue il tentativo di fuga dalla palazzina del gruppo a cui si unisce un anziano reduce esaltato, con qualche rotella fuori posto e una innata passione per il massacro.
Film d’esordio dei francesi Yannick Dahan e Benjamin Rocher, La Horde è un boccone duro da masticare e digerire che prende nettamente le distanze dallo stile di alcuni suoi predecessori ben noti e acclamati come Martyrs e Frontier(s). Questa pellicola presenta sicuramente, anche se solo in embrione, le migliori intenzioni. La situazione iniziale evoca una certa dinamica cara al Carpenter di District 13, le sequenze di inseguimenti da parte degli zombie ricalcano goffamente lo stile moderno reso celebre da film come 28 giorni dopo e c’è un’evidente desiderio di omaggiare la violenza e il gore rappresentati nella maniera più grind possibile di cui è paladino Robert Rodriguez.. Purtroppo però La Horde è ben lontano dal raggiungere il livello dei film succitati. La sceneggiatura puzza di aria fritta, è una fiera dello stereotipo che da origine ad una serie di clichè e situazioni prevedibili in cui si muovono personaggi piatti dal ruolo scontato,senza rilievo, che durante tutta la durata del film interagiscono tra loro senza riuscire ad acquisire nessuno spessore a causa della totale mancanza di caratterizzazione.
Il risultato finale è un film che nel complesso non arriva da nessuna parte, difficile da prendere sul serio come horror (nonostante la buona fattura delle scene più violente dove non mancano ettolitri di sangue, carneficine e corpi divorati orrendamente) ma che non riesce neppure ad offrire gli elementi necessari per una chiave di lettura sul piano sociale riguardo ai problemi della realtà delle periferie parigine e i moti che le hanno messe a ferro e fuoco. Al contempo però la pellicola sfoggia un tono troppo serioso e un velato autocompiacimento che, insieme ad un pizzico di inesperienza mista a superbia e all’umorismo grossolano soppresso spesso e volentieri dalla banalità, gli impediscono di rappresentare una valida proposta di intrattenimento di tipo leggero e disimpegnato. Sfortunatamente in questo caso i buoni propositi non mantengono alcuna promessa.
VOTO: 2/5
Articolo del
04/09/2010 -
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