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Jeffrey Friedman e Rob Epstein
Urlo (Howl)
Drammatico, durata: 90 min. - U.S.A.
2010
Fandango
di
Glenda Sampietro
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San Francisco, 1955. Alla Six Gallery il giovane poeta Allen Ginsberg legge per la prima volta in pubblico il suo poema Howl. Due anni dopo, lo stesso Howl, pubblicato da Lawrence Ferlinghetti, è oggetto di un processo per oscenità. Lo stesso anno Jack Kerouac pubblica Sulla strada.
Il film è un collage, ritaglia e mette in sequenza tre livelli di narrazione: il percorso creativo di Ginsberg, le visioni scaturite dal poema, il processo penale per oscenità. I due documentaristi Jeffeey Friedman e Rob Epstein , campioni del cinema indipendente politicamente impegnato, hanno scritto la sceneggiatura in base a documenti di archivio e interviste, hanno affidato le parti ad attori e inserito animazioni realizzate da graphic novelist a partire da schizzi e disegni dello stesso Ginsberg.
L’attore James Franco (lo ricordiamo in Milk di Gus Van Sant, qui in veste di produttore), riesce a dar corpo al cadenzare ululante di Ginsberg nelle sue letture pubbliche. Il doppiaggio italiano non riesce purtroppo a evitare la pomposità di eloquio di certi nostri attori di vecchia scuola, col risultato di restituire l’esperienza di Howl in un registro fuori tono. Le scene del processo sono sobrie e lasciano spazio all’importanza della disputa sul valore letterario di un’opera. Le domande poste durante le deposizioni di testimoni ed esperti arrivano al cuore del significato di scrivere in libertà e onestà. Interpretazioni misurate per Jon Hamm, Andrew Rogers, Bob Balaban, Mary-Louise Parker, Alessandro Nivola e Jeff Daniels. Le animazioni riescono in alcuni momenti a restituire il ritmo e l’apertura di visione del fare artistico di Ginsberg. Il suono è tessuto ritmicamente sulla lettura del poema per tutto il film.
Il film - in un fondo persistente di amarezza - riesce a far erompere l’urgenza di vita e scrittura di Ginsberg e a lanciare domande dirette al nostro presente sul rapporto di un’opera letteraria con il tempo. La scena in cui Ginsberg racconta il suo anno di psicoterapia col “Dottor X” è un inno alla forza del desiderio e alla necessità della scrittura.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
11/09/2010 -
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