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Dopo una missione andata male, il sicario Jack decide di rifugiarsi in un paesino abruzzese. Lì, finalmente, troverà l’amore.
Seconda prova dietro alla macchina da presa dell’olandese Anton Corbijn che, dopo il riuscito Control, alza la posta in gioco dirigendo un film di genere con un grande divo come protagonsita. Missone compiuta? Sì e no.
Premessa: nonostante tutti i difetti The American non è assolutamente il brutto film di cui molta critica ufficiale ci ha parlato. Corbijn ha parecchi assi nella manica: una location interessante, una fotografia da urlo, e un’interpretazione di Clooney fantastica. Dal punto di vista fotografico, come già detto, il film è impeccabile e ci fornisce una visione finalmente diversa del suolo italico con colori freddi e desaturati, in linea con lo stato d’animo del protagonista. Corbijn, inoltre, si dimostra bravissimo con le scene erotiche. Difatti ci mostra uno dei nudi più belli degli ultimi anni e una scena di sesso girata con molta raffinatezza. Quindi, dal punto di vista stilistico, niente da rimproverare a questo The American. Altro punto a favore di questo film: a differenza di molti film hollywoodiani, i luoghi comuni sul nostro paese, grazie a Dio, sono ridotti al minimo (tranne in un caso in cui è messo in mezzo il nostro Sergio Leone).
I veri problemi si hanno a livello di sceneggiatura. Fin quando tutto è incentrato solo su Clooney il film regge riuscendo a descrivere bene il vuoto interiore del personaggio. Ma quando nella storia entrano i personaggi della prostituta Clara (Violante Placido) e del prete (interpretato da Paolo Bonacelli) si nota subito che qualcosa non va. Difatti tutti questi personaggi riescono a creare legami forti con il protagonista in maniera incomprensibile per lo spettatore. Forse è un modo per far vedere l’inadeguatezza del protagonista nei rapporti umani? O, semplicemente, i responsabili sono i forti tagli effettuati in sala di montaggio? Non penso di sbagliare nell’affermare che si tratti del secondo caso. L’altro punto debole è il finale. A parte un prevedibilissimo colpo di scena quello che è sbagliato è l’improvviso cambio di registro del film. Da un film freddo e distaccato improvvisamente passiamo a un finale in cui dovremmo essere in apprensione per il protagonista. Cosa che non succede, visto che il film non ha fornito in precedenza degli elementi per far sì che ciò accada.
Comunque, nonostante tutti i difetti elencati, un’occhiatina a questo The American la consiglio. In giro c’è molto di peggio, fidatevi.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
24/09/2010 -
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