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Dopo il successo planetario di Dark Knight, Nolan torna nelle sale con un film, se si vuole, più personale del precedente, così come fece con The Prestige dopo Batman Begins, liberandosi dei vincoli connessi ad un personaggio creato da altri e sbizzarrendosi in giochi narrativi ad incastro nei quali pare però involversi sempre più.
Cobb (Leonardo Di Caprio), per lavoro ruba i pensieri altrui inserendosi nelle loro menti e prelevando le informazioni necessarie dai sogni. Stavolta viene assoldato da Saito (Ken Watanabe) per mettere in atto l’operazione contraria: un innesto (da qui il titolo) per indurre il figlio di un morente magnate industriale a spezzettare l’impero ereditato, lasciando così campo libero al proprio avversario.
Di involuzione si parlava dunque. Perché, tralasciando in questa sede la saga sull’uomo pipistrello, sappiamo bene che Nolan è sempre stato attratto da percorsi narrativi apparentemente contorti che poi trovano una ben precisa risoluzione finale. Dall’ottimo Memento, passando per appunto The Prestige e arrivando ad Inception. Ma, come un’ossessione verso questi giochi a scatole cinesi, il cineasta britannico stavolta non ha badato a spese (in tutti i sensi) e ci ha confezionato un prodotto che sa tanto di artificio.
Nonostante la materia trattata sia quella onirica, di visionario c’è ben poco, tutto viene a forza ricondotto ad una logica razionale che poco calza con l’assunto di partenza, ed il voler far tornare i conti a tutti i costi palesa delle forzature che sicuramente possono essere meglio analizzate con molteplici visioni della pellicola. Grande bluff o congegno meccanico altamente perfezionato? Difficile sviscerare a caldo prodotti di questo tipo, vanno visti, rivisti e lasciati sedimentare. I paragoni fra il regista e altri mostri sacri del passato (Kubrick, Hitchcock) si sprecano ma lasciano il tempo che trovano. Generalmente i capolavori vengono consacrati tali dopo anni di stagionatura, e aspre stroncature sono troppo precoci. Se l’illusione di The Prestige ci aveva folgorato, ora concediamoci il beneficio del dubbio, dobbiamo ancora osservare attentamente. Di sicuro è anche un blockbusterone ad hoc per far presa sul grande pubblico, un prodotto furbescamente rivolto alla massa ma al contempo alle cervellotiche investigazioni volte a trovare l’inghippo. Nolan non è un regista di nicchia..
Ci sono anche tante lance da spezzare in suo favore, però. La realizzazione tecnica è assolutamente impeccabile, varie scene tolgono il fiato per l’imponenza visiva (l’architettura del sogno che viene modificata in diretta dalla ragazza, la scena nel corridoio dell’albergo legata al furgoncino che si ribalta, ecc), il cast dove figurano oltre al protagonista Marion Cotillard, Ellen Page, Michael Caine, Cillian Murphy e Joseph Gordon-Levitt è affiatatissimo, il ritmo incalzante creato in sede di montaggio evidenzia una notevole padronanza di mezzi, lo score di Hans Zimmer contrappunta al meglio ogni singolo passaggio, le due ore e mezza non si sentono.
Preferisco andarci coi piedi di piombo e riservarmi il privilegio di una seconda visione prima di sparare a zero o idolatrare, ma un film certamente controverso come questo merita sicuramente la vostra attenzione. Largo alle critiche.
VOTO PROVVISORIO: 2,5/5
Articolo del
03/10/2010 -
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