|
Dalle tavole del fumetto realizzato da Jacques Tardi, Luc Besson “riesuma” uno pterodattilo, delle mummie egizie e un’eroina in splendidi panni di inizio Novecento. Il poliedrico regista francese porta sul grande schermo le bizzarre avventure di Adèle Blanc-Sec, giovane scrittrice di successo, avventuriera senza paura, che si accinge a far ritornare in vita la mummia del medico di corte di un faraone, mentre un grosso volatile del periodo giurassico volteggia nel cielo di Parigi causando il caos.
Dopo essersi cimentato con i generi più diversi e disparati e dopo il non fortunato ciclo di film d’animazione dedicato ai Minimei, Besson realizza una pellicola dal gusto leggero ma non troppo, che rientra nella tipologia “film per famiglie”. Anche se non ci è dato sapere se fosse questo l’esito originario previsto per il suo nuovo progetto, Adèle e l’enigma del faraone si presenta come una commedia avventurosa carica di elementi fantastici e situazioni surreali tenute insieme da una comicità quasi sempre semplice e disimpegnata. Punto di forza del film e cardine indiscusso di tutta la storia è la protagonista, la bella Adèle. Il personaggio interpretato impeccabilmente da Louise Bourgoin è una pulzella che tra un viaggio e l’altro in luoghi esotici, si aggira nella Parigi del 1911 con passo sicuro, testa alta ed aria sfrontata. A renderla irresistibile sono lo spirito d’iniziativa, la sua intraprendenza e l’enorme dose di sfacciataggine che la contraddistinguono. Questa signorina tutto pepe, che seduce senza mai ostentare, sa come tenere a bada qualsiasi uomo e le più improbabili ed inimmaginabili creature, grazie al suo modo di fare scaltro e un po’ avventato, al suo coraggio e al suo strepitoso ed innato sarcasmo. Adèle ha sempre ragione, lo sa e non ha nessun problema ad ammetterlo. Ciò nonostante è fortunatamente priva del frigido femminismo che spesso ha penalizzato altri personaggi femminili celebri negli anni ’70, periodo in cui il fumetto fu realizzato. Anche se il film non sembra presentare analogie con le numerose trasposizioni cinematografiche di celebri graphic novels, a fare compagnia a questa sorta di Indiana Jones in gonnella, a questa versione femminile di Sherlock Holmes con vistosi e vezzosi cappelli piumati, troviamo - tra musei e piramidi - una serie di vere e proprie macchiette con l’incedere tipico dello sketch slapstick, personaggi dai fortissimi tratti caricaturali resi volutamente evidenti per ricordare lo stile grafico proprio del fumetto.
L’ultima fatica di Besson si dimostra un film molto piacevole e senza dubbio grazioso, in cui non mancano momenti avvincenti, drammatici e soprattutto spassosi. E’ un vero peccato però che il susseguirsi di tutti i folli eventi che ci vengono raccontati sia imbrigliato in una strana dinamica che fin troppo sovente tende a risultare ripetitiva e un po’ goffa, dilatando il ritmo della storia fin quasi a renderla a tratti lenta. La riuscita del film finisce per soffrire il peso di sequenze ridondanti e superflue che ne diluiscono l’essenza e smorzano l’umorismo che lo pervade.
VOTO: 2,5 / 5
Articolo del
20/10/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|