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Il weekend, storicamente è il momento di un festival in cui si teme la congestione, tutto sembra deflagrare: la gente, le star, le sale, le file, ecc.; invece questo fine settimana si conclude con un Auditorium di Renzo Piano mezzo vuoto e un red carpet privo di note di colore, niente star a far da richiamo agli infreddoliti astanti. Diamo ancora la colpa alla vicinanza dei suoi predecessori, i festival di Venezia e Toronto? Quale sia la ragione, il festival romano continua a spostarsi ancora più in là...
Fatta questa necessaria premessa, possiamo tornare a parlare di film, inoltrandoci un poco nella programmazione del weekend. Fra sabato e domenica niente di nuovo sul fronte del Concorso ufficiale, che rischia di passare in secondo piano rispetto alle altre sezioni della manifestazione. In In a Better World la danese Susanne Bier, ormai di casa a Roma, sembra quasi che sia l’unico festival disposto a invitarla, affonda le mani, come è prassi nel suo cinema in un melodramma convenzionale sul perdono/vendetta, in cui ci infila e trita tutto: l’Africa, i medici senza frontiere, il bullismo giovanile, la malattia terminale, il divorzio dei genitori. La regista fa sfoggio di bella calligrafia, ma al tempo stesso fa fatica a sganciarsi dal suo moralismo e a proporre uno sguardo sincero sul mondo. In fondo, la sua poetica non è cambiata da Non desiderare la donna d’altri (2005), Dopo il matrimonio (2006), Noi due sconosciuti (2007).
Ancora Concorso, senza sussulti, nonostante si tratti di un film che parla di un problema di diritti e della negazione di questi diritti. Una storia di coraggio femminile, Gangor, un film italiano, che non parla italiano, prima coproduzione italoindiana firmata da Italo Spinelli, tratta da un racconto breve di Mahasweta Devi (La trilogia del seno). Il film racconta la battaglia di una donna tribale contro le violenze degli uomini del villaggio e come la mobilitazione di tutte le altre donne diventerà la sua forza.
Fin qui abbiamo parlato del Concorso ufficiale, spostandoci su altri schermi più interessanti, come quelli della sezione Alice nella città, segnaliamo il nostro primo coup de foudre della settimana: Quartier Lointain diretto dall’autore di Irina Palm, il bavarese Sam Garbarski e tratto da un celebre manga di Jiro Taniguchi. È la storia di Thomas, un cinquantenne che un giorno sbaglia treno e si ritrova nel paese in cui è cresciuto. Davanti alla tomba della madre è colto da un malore e quando si risveglia si ritrova bambino. Una toccante storia sulla possibilità di ripercorre una seconda volta il caos della nostra vita, per poter impedire certi dolorosi accadimenti…
In Occhio sul Mondo, Focus sul Giappone, la sezione curata da Gaia Morrione, ci fa piacere menzionare la pellicola Autumn Adagio di Tsuki Inoue, classe 1974. Religione e sessualità sono i temi di questa strana storia che vede protagonista una suora che ha passato l’intera esistenza a reprimere la propria fisicità, fino a quando una precoce menopausa e la scoperta della musica la travolgerà dalle emozioni.
Concludiamo con la grande attesa per oggi pomeriggio per il film Rabbit Hole, prodotto e recitato da Nicole Kidman, anche se purtroppo non ci sarà. Il film tratto da una piéce premio Pulitzer punta agli Oscar con la storia di una coppia che perde un figlio. A seguire in serata la primissima di The Social Network, ultimo film di David Fincher dedicato alla nascita di Facebook.
Articolo del
03/11/2010 -
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