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Quando sua madre muore per overdose accanto a lui sul divano, per Jash Young non vi è altra scelta che chiamare sua nonna ed entrare a far parte della sua famiglia. Quattro fratelli criminali, forti perché branco ma deboli perché umani: si muovono ed operano in una Melbourne inedita, fanno rapine e non esitano ad uccidere poliziotti, ma poi sono affettuosi con la loro mamma capo-branco, baciandola sulla bocca come cuccioli che cercano l’affetto della loro madre. In una famiglia cosi le regole sono chiare: devi essere forte, altrimenti sarai sbranato e divorato dai tuoi simili, che non hanno pietà per niente e nessuno. E al giovane Jash, puro fino a quel suo ingresso in famiglia, non rimane che accettare le regole del branco per non essere sopraffatto.
Splendida opera prima di un regista australiano che con questo film, appena passato alla Festa del cinema di Roma, ha trionfato al Sundance festival. Addirittura considerato la risposta australiana ad un certo Scorsese, David Michod, nonostante sia al suo primo lungometraggio, si muove con maestria dietro la macchina da presa. Con la quale entra in punta di piedi dentro il mondo criminale come fosse il mondo animale, ove la specie ha successo solo quando agisce in branco. Scarnifica comportamenti e pensieri, denuncia collusione tra quel mondo criminale e la polizia corrotta, cioè quel mondo che lo dovrebbe contrastare. Segue con mirabili sequenze di regia lo sgretolarsi di quel branco, che si indebolisce ogniqualvolta uno dei suoi membri viene lasciato solo e perciò sopraffatto dal nemico. Accompagna il giovane Jash in un metaforico percorso di iniziazione alla caccia, dove mostrare i denti (la pistola) significa innanzitutto essere rispettato. Non utilizza i clichè dei polizieschi, con sparatorie ed inseguimenti: ma riesce a disegnare una giungla violentissima ove non ci sono barriere, e quel giovane animale di Jash può scegliere di stare con uno dei due branchi che si fronteggiano (criminali e poliziotti), perché il campo di battaglia in realtà non ha confini ben delineati. E segue il branco anche nei suoi comportamenti perversi, attraverso quella strepitosa figura della nonna, iena regina che non esita a tradire pure di difendere la sua famiglia che vede in pericolo.
Attori sopra le righe, tutti: a cominciare da uno splendido e cupo Guy Pearce (il poliziotto che protegge il ragazzo) per finire ad una straordinaria Jacky Weawer (la nonna di Jash: gustatevela al rallentatore mentre, durante una irruzione in casa sua della polizia che gli sta arrestando i figli prepara una tazza di tè) passando attraverso tutti i fratelli, perfetti ed efficaci nei loro ruoli. Regia magistrale, come detto, e musica di accompagnamento assolutamente azzeccata. E nonostante accostamenti e paragoni inevitabili che potranno essere fatti (con il Tarantino de Le iene o con il Ferraradi Brothers) lo stile del regista australiano è assolutamente originale ed innovativo. Qualcuno ha già scritto che è nata una stella: condivido e sottoscrivo!
VOTO: 4/5
Articolo del
04/11/2010 -
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