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La quinta edizione del Festival Internazionale del film di Roma presieduto da Gian Luigi Rondi e diretto da Piera Detassis ha mostrato le sue ultime carte. E che carte ha mostrato... Siamo reduci infatti da alcuni giorni di una grossa abbuffata di pellicole interessanti sia per i materiali raccontati che per i linguaggi utilizzati, che non promettono niente di buono dal punto di vista della cultura cattolica, e probabilmente i più grideranno allo scandalo. Prima di indicare chi si è conquistato la statuetta dell’ambito Marc’Aurelio, segnaliamo in ordine sparso le nostre pellicole preferite del Concorso principale e delle altre sezione, che non abbiamo avuto modo di menzionare. RabbitHole, si è impadronito (per noi, sia chiaro) della scena del Concorso principale, alla regia c’è il talentuoso cineasta texano John Cameron Mitchell, quello di Shortbus per intenderci. Ricco di dialoghi e situazioni toccanti, misurati nella semplice verosimiglianza, Rabbit Hole esplora a fondo con la giusta dose di delicatezza le dinamiche della rielaborazione del lutto, in questo caso quello più doloroso della morte del proprio figlio. Un dolore, quello della perdita di una persona cara che non passerà mai, perché neanche il tempo può farlo cessare, può solo farlo diventare meno pesante “quel mattone da portare in tasca” come dice la teoria di una delle protagoniste, e ognuno sceglierà il suo percorso personale, una strada più adatta a se stesso per ritrovare il proprio equilibrio segnato da questa grande perdita. Una storia ricca di insidie, difficile da raccontare, il rischio di cadere nel facile sentimentalismo era dietro l’angolo proprio per la cupezza dell’argomento trattato, invece ne esce fuori un semplice capolavoro.
A Rabbit Hole, aggiungiamo Kill me please, la commedia assurda e irriverente di Olias Barco, altro film del Concorso principale che meriterebbe la vittoria. La commedia belga riflette con cinismo e humor nero sul suicidio, partendo da un assunto grottesco: il suicidio come una perdita di utili per lo stato e quindi per tutta la comunità. Da qui una clinica specializzata per assistere medicalmente gli aspiranti suicidi, dove ognuno ha diritto a veder esaudito il proprio ultimo desiderio. Ed ecco che c’è chi muore tra le braccia di una studentessa, chi bevendo una coppa di champagne, ecc. Ma se la morte si presentasse all’improvviso, lontana dalle modalità del suicidio previsto, cosa succederebbe? Girato in un raffinato e fulminante bianco e nero, Kill me please, è un incisivo saggio che la dice lunga sulla cultura occidentale e sul suo approccio con la morte.
Altra breve segnalazione per un piccolo gioiello incluso fra i Fuori Concorso è il divertentissimo The kids are all right di Lisa Cholodenko; pellicola che abbiamo aspettato con molta ansia, già presentato in anteprima a gennaio e febbraio 2010, prima al Sundance e poi al Festival di Berlino . Un progetto portato avanti dalla regista per cinque lunghissimi anni ma le riprese sono durate solo 21 giorni! Storia di due ragazzi concepiti da una coppia lesbica e un donatore anonimo di sperma che arrivati alla maggiore età vogliono conoscere il donatore, da lì si innescano una serie di situazioni rocambolesche che creano scompiglio al ménage familiare e che ci insegnano molto sui pregiudizi e su come l’amore sia universale anche all’interno di una famiglia non convenzionale, che si allontana molto dall’immagine del modello della Sacra Famiglia. La famiglia della storia è contemporaneamente straordinaria, tormentata e imperfetta come qualsiasi altra famiglia che sia gay o eterosessuale o single.
Infine una fugace nota per ricordare il passaggio come Evento Speciale in questa quinta edizione del Festival di Roma di Social Network di David Fincher. Film su la genesi del social network più famoso del mondo, Facebook, nato nel 2004 e sul suo creatore Mark Zuckerberg, che prende spunto dal libro Miliardari per caso – L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento di Ben Mezrich. La storia viene raccontata attraverso la tormentata vicenda giudiziaria di Zuckerberg, che è stato accusato di plagio da alcuni colleghi di università, in primis dal suo migliore amico Eduardo Saverin che aveva già ideato un prototipo di Facebook. Per molti un capolavoro, si parla già del film dell’anno.
Detto ciò non ci resta che elencare i premi e le pellicole vincitrici assegnati dalla Giuria Internazionale, presieduta da Sergio Castellitto e composta da Natalia Aspesi, Ulu grosbard, Patrick McGrath, Edgar Reiz e Olga Sviblova: Premio Marc’Aurelio della Giuria al miglior film Kill me Please di Olias Barco
Premio Marc’Aurelio della Giuria alla migliore attrice tutto il cast femminile per Las Buenas hierbas di Maria Novaro
Premio Marc’Aurelio della Giuria al migliore attore Toni Servillo per Una vita Tranquilla di Claudio Cupellini
Gran Premio della Giuria Marc’Aurelio In a better word di Susanne Bier
Premio Speciale della Giuria Marc’Aurelio The Poll Diaries di Chris Kraus
Articolo del
09/11/2010 -
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