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Florian Henckel Von Donnersmarck
The Tourist
Thriller, durata 105' - U.S.A., Francia
2010
GK Films, Spyglass Entertainment, Studio Canal, 01 Distribution
di
Elisabetta Lanzillotti
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Un turista americano rimane intrappolato nella rete della bella e misteriosa Jolie sul treno per Venezia; Scotland Yard e malviventi al seguito. Categoria: Ocean’s Eleven ammosciato incontra James Bond all’amatriciana. È un film piacevole, divertente; in una parola che userebbe Anna Marchesini: caruccio.
Il primo notabile pregio di The Tourist è l’effettiva (apparentemente) co-produzione internazionale; segno che il nostro cinema si sta sviluppando e che Hollywood si sta allargando ad altre possibilità al di fuori dell’affitto delle nostre località più belle. In più: la presenza italiana nel cast è sporadica, ma non in forma di macchietta allegorica; De Sica riesce a farsi notare anche più di Depp in un paio di scene e una “gag” alla stazione di Venezia strappa un sorriso a quasi tutti i presenti in sala. Per dovizia di nazionalismo, le altre apparizioni: Neri Marcorè, Alessio Boni ed un simpaticissimo Giovanni Esposito nei panni dell’interprete (i migliori, non i soli).
Adesso passiamo ai non protagonisti. Perché pur essendo un piacevolissimo film, si fa notare per qualche mancanza piuttosto pesante; la recitazione dei due protagonisti ad esempio, praticamente al minimo o assente durante la prima ora. Più che altro tra lente pause, si riesce a scorgere qualche espressione che ci fa ricordare cosa e chi stiamo guardando. Alla metà il film, gli attori e il regista si svegliano, soprattutto grazie alla famosa corsa alla Jack Sparrow di Depp che scappa sui tetti pericolanti. Seconda non per importanza è la latitante Venezia, relegata a sfondo sfocato per fare spazio a insensibili primi piani; il direttore della fotografia non azzecca quasi mai la giusta posa. Non era necessario avere un Tintoretto in movimento, ma la mancanza di espressività di una tra le più belle città italiane mette tristezza. L’attenzione è sempre sulla mummificata Jolie, che appare traslucida come una statua di cera e imbalsamata in vestiti poco affascinanti, messi addosso a lei per essere visti e non per farla risaltare. Paul Bettany (Silas del Codice DaVinci), attore di tutto rispetto e solitamente poco considerato, parte con un bagaglio eccellente ma non brilla, forse costretto in un ruolo che non è ne carne ne pesce, rassegnato a moderarsi per non superare in espressività le grandi star del cartellone.
Il finale è senza dubbio la parte più bella di tutto il film, per storia e per regia. Anche la fotografia migliora drammaticamente, ma troppo tardi per essere considerata accettabile. Una frazione di secondo lascia col fiato sospeso e risana l’impressione che tutto il pubblico (non solo la “critica” in sala) ha della pellicola. Cineasti, studiosi, cinefili: se avete studiato bene non rimarrete sorpresi da fabula ed intreccio; ma forse nemmeno chi di cinema non se intende così tanto.
Il protagonista d’eccezione: le Ferrovie dello Stato (con cotanto booklet consegnato al pubblico prima di entrare in sala); peccato che, i pendolari lo confermeranno, di rado si incontra Johnny Depp sul Freccia Rossa e quasi sempre ci si sente ripresi da telecamere come se stessero girando un film, tragicomico, una candid camera. Nondimeno la freccia purpurea la fa da padrona anche sui verdi paesaggi. Secondo l’opinione personale di chi vi scrive, uno scempio.
Voto della critica: 2,5/5
Voto da spettatore: 3 e ¾ su 5
Articolo del
24/12/2010 -
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