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Provate a immaginare una nazione dove chi decide di salire in politica e candidarsi alle elezioni di sindaco sia un ex latitante appena tornato al suo paese di origine. Provate a pensarlo corrotto, disonesto, maschilista, volgare, violento; non rispettoso di nessuna legge e di nessuna morale, senza alcuna fede politica e orgoglioso di essere illegale in ogni suo principio di vita. Ci siete già arrivati, lo so, lo sforzo di immaginazione che vi è stato richiesto era minimo. Quella nazione è la nostra, e quel piccolo paese dove Cetto La Qualunque proverà a diventare sindaco con le sue avvincenti proposte è uno dei tanti paesini del nostro sud. Ovviamente il contesto in cui il nostro uomo cosi perbene tornerà ad insediarsi è un contesto fatto da persone come lui, anzi peggio di lui, che applaudono al loro leader quando lui attacca con offese ingiuriose il suo avversario, che sputano quando lui sputa, che corrompono quando lui corrompe, che accettano ed esaltano il suo harem di puttane e puttanieri. E anche qui, lo so, starete pensando che non necessariamente siamo nel nostro sud, ma di certo siamo in Italia.
Passando dallo sketch televisivo al lungometraggio cinematografico, Albanese si conferma geniale nel fotografare questo nostro paese con una comicità apparentemente volgare ma in realtà molto sottile. Perché è indubbio che dietro le caricature dei personaggi, per nulla irreali ed anzi purtroppamente sottodimensionati rispetto alla realtà, denuncia tutti i peggiori clichè che l’Italia di questi ultimi anni ha saputo produrre come modelli dominanti. Così non va bene la fidanzatina del figlio Melo, perché non ha le minne e nemmeno il culo è granchè, non và bene che il figlio indossi il casco sul motorino, perché si comincia col dare la precedenza ad un incrocio e si finisce col diventare ricchioni; non va bene pagare le tasse, neanche una sola volta, perché quelle sono come la droga, e se le paghi una volta finirà che ti piace pagarle; non va bene accontentarsi di una sola moglie, se ne possono avere due come le macchine o le case; non va bene scegliere i propri collaboratori in base a merito ed esperienza, ci sono i parenti da sistemare e bastano loro; non va bene avere una laurea per fare il chirurgo, perché che cazzo ci si deve fare con una laurea se si sa ricucire con il filo della lenza un pesce o un cerbiatto.
Lo so: non c’è niente da ridere. Perché quella fotografata da Albanese è la realtà che viviamo tutti i giorni intorno a noi, e gli avvenimenti di cronaca (non tanto rosa) più recenti dimostrano che forse davvero la realtà supera la peggiore delle fantasie. E allora la domanda è: ma siamo davvero diventati tutti come Cetto e come il suo entourage di squallidi vassalli a corte, oppure esiste da qualche parte un'altra Italia? Certo che esiste: è quell’Italia dignitosa che non si lascia comprare il proprio voto con una gita in pulman perché sa chi deve votare; è quell’Italia che esprime il suo dissenso, ma che viene lasciata a piedi nel mezzo del nulla per averlo espresso. E’ quell’Italia che prova a fare della legalità il suo cavallo di battaglia, ma che viene umiliata e offesa in finte trasmissioni televisive dove i tanti Cetto La Qualunque la possono insultare senza limiti e senza censure, con tanto di scuse dei conduttori asserviti al disonesto di turno. E’ quell’Italia che prova ad esprimere idee, concetti, pensieri, che non siano semplici slogan elettorali capaci solo di gettare fumo negli occhi dei più sprovveduti (taglieremo l’ICI un'altra volta, l’aboliremo due volte), ma che viene minacciata con metodi mafiosi o viene zittita con messaggi chiari, efficaci, che non concedono replica (fatti i cazzi tuoi).
Albanese, anche in virtù dei suoi vecchi personaggi estremamente preveggenti, si conferma a mio parere il comico/satirico italiano di maggior talento (insieme a Luttazzi). Che ha il merito di farci sorridere di questa situazione drammatica in cui viviamo da anni. Perché è vero, l’altra Italia esiste, e siamo noi: quelli che desideremmo tanto che il suo personaggio fosse solo una comica macchietta con cui ridere e scherzare. Invece non possiamo fare a meno di constatare che, quantunquamente, amaramente e inesorabilmente, ha ragione lui, Cetto La Qualunque, quando ci dice: io sono la realtà, siete voi la finzione!
VOTO: 3,5/5
Articolo del
25/01/2011 -
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