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Alcuni rappresentanti politici hanno duramente criticato il film, ancora prima dell’uscita in sala, chiedendone addirittura il boicottaggio. Dalle pagine dei giornali i futuri spettatori hanno assistito al botta e risposta tra la politica ed il cast; sarebbe forse meglio preoccuparsi di problemi veri ed attuali, hanno giustamente puntualizzato gli artisti, che nel film raccontano una storia, una storia non facile, ma pur sempre un pezzo di storia del nostro paese. Così come accade nel resto del mondo, con i molteplici prodotti per cinema e televisione che ci presentano il peggio dell’umanità, il crimine: possiamo leggere in questo film una piccola lezione di storia contemporanea o due ore di intrattenimento senza sbigottirci inutilmente.
È così che intendo spiegare questo film, esattamente come un film, né più né meno. Allo spettatore decidere cosa farne. Utilizzando o lasciando perdere idee politiche e legami personali, così come farò io, che sono cresciuta con la storia di come la Banda Vallanzasca abbia ucciso il dottore di famiglia dei miei nonni perché si era rifiutato di medicare una ferita: la realtà come in un film americano. Se allora realtà e finzione si possono assomigliare, come distinguere un buon film da un ritratto malriuscito? Dalla tecnica, dalle recitazione.
Il protagonista è Kim Rossi Stuart, una vera faccia d’angelo che ricorda il bandito Dillinger per bell’aspetto e carisma. Il film non ne esplora i reconditi difetti, ma lo presenta come l’animale da prima pagina che era in quegli anni. In un film che segue gli avvenimenti storici con una certa accuratezza, il regista non cerca, non si sforza, di scavare in un personaggio che è parte dell’immaginario collettivo. Per tutto lo scorrimento del film, Placido mantiene una regia efficace, solida ed interessante. Un ottimo film, ben realizzato, coerente con la realtà raccontata e con la realtà cinematografica allo stesso tempo, rimanendo fedele sia alla storia che alla creazione di un prodotto di intrattenimento. La fotografia è ineccepibile ed il montaggio stupisce positivamente: il celeberrimo alternato si mostra in tutto il suo splendore nelle prime scene, dove assieme all’opposizione di colori caldi e freddi crea sequenze di spettacolare impatto emotivo ed evocativo. Vallanzasca è indubbiamente un film eccellente ed esportabile: l’esecuzione tecnica e la presenza scenica degli attori (Stuart sopra tutti) si trovano all’altezza delle produzioni di americane e britanniche di genere. Per citarne un paio: We Own The Night e Gangster N.1. Le musiche dei Negramaro sono la ciliegina sulla torta già ben guarnita.
I punti negativi sono i “soliti sospetti” di quasi tutta la produzione italiana: punti di eccessiva drammaticità, recitazione a volte fuori dal plausibile nel tentativo di raggiungere quel dramma eccessivo e teatrale, lentezza a tratti. Forse un uso leggermente eccessivo di flashback e racconto non lineare, ma su questo punto rimangono dei dubbi.
VOTO: 5/5
Articolo del
27/01/2011 -
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