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Da un tetto di un fatiscente palazzo del centro di Napoli si può intravedere un angolo di mare, ma anche il Vesuvio e addirittura lo Sri Lanka. Una terra così lontana eppure così vicina, e compenetrata a tal punto dentro le viscere della città partenopea che sono i due protagonisti italiani a sentirsi stranieri in quella comunità. E quei protagonisti sono Alfonso, un timido ed impacciato ricercatore universitario appena licenziato dal Ministero per i tagli alla ricerca, e Vincenzo Cacace, un politico corrotto che per arrivare al potere non esita a fare accordi con la camorra. E poi c’è Gayan, un ex campione di cricket che ha girato il mondo coperto di fama e gloria e che ora è sbarcato in Italia alla ricerca di quel paradiso che un suo parente gli aveva promesso.
Diciamo subito che questo film è un gioiello; ed anzi, essendo una opera prima della regista milanese Paola Randi, è anche una speranza per il futuro del nostro cinema. Perché il linguaggio cinematografico usato dalla regista è un linguaggio nuovo, innovativo, fresco. Che parla allo spettatore in una chiave ironica e surreale ma che al tempo stesso è in grado di entrare in maniera mai banale nel complesso mosaico di problematiche di una realtà multietnica. E per di più lo fa costruendo il terreno del racconto in una città che, oltre ai problemi di integrazione razziale che la coinvolgono come ormai un po’ tutte le nostre metropoli, quotidianamente vede il proprio tessuto sociale sempre molto promiscuo alla criminalità organizzata, che penetra nella politica come prassi sempre più consolidata.
Da quel tetto di quel palazzo fatiscente la Randi ci porta in un'italietta da telenovela televisiva; ci porta a contatto con una comunità di brave persone, che come noi sognano di innamorarsi o di poter tornare presto nel loro paese. Ci porta in una surreale organizzazione criminale, che quando tenta di mandare gli scagnozzi sul tetto a stanare le vittime, quegli scagnozzi arrancano senza riuscire ad arrivare in cima, come a dire che anche le grandi organizzazìoni criminali non sono invincibili e che non a tutti è concesso il privilegio di raggiungere una cima da cui si può vedere il mondo con un'angolazione più ampia. E lo fa scegliendo un personaggio che studia le cellule, le cellule migrano, come gli uomini, e possono comunicare in tanti modi diversi tra loro, come gli uomini. Ed anche tra le cellule ogni tanto qualcuna impazzisce, come gli uomini: ed allora gli onesti devono lottare per isolare quelle cellule impazzite ed evitare che propaghino la loro pazzia e diventino un cancro.
Rafforzato dalla straordinaria interpretazione del protagonista Gianfelice Imparato e dalla ottima incursione nel cinema di Peppe Servillo, cantante degli Avion Travel e fratello del grandissimo Toni, il risultato di questa opera prima è come detto estremamente positivo. Dobbiamo davvero augurarci che la Randi prosegua su questo percorso intrapreso di commedia sperimentale, che riesce a cogliere in maniera ironica segni allarmanti del nostro tempo. E che lo continui a fare con la delicatezza e la capacità di analisi che ha utilizzato stavolta, che ha ampiamente convinto.
VOTO: 4/5
Articolo del
22/02/2011 -
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