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John Landis è finalmente tornato al cinema con un film degno delle precedenti opere che hanno imposto questo ironico regista all’attenzione della critica e del pubblico internazionale. Si spera dunque che sia anche tornato in sé, definitivamente ed una volta per tutte. Da questo punto di vista Ladri di cadaveri – Burke & Hare non può che farci sentire molto ottimisti a riguardo, lasciando chiaramente intravedere gloriosi bagliori che riportano indietro nel tempo fino a capolavori come Animal House.
Probabilmente l’ultimo film di Landis non è all’altezza dei titoli di culto che l’hanno preceduto, ma è comunque il segno evidente di un ritorno alle origini tanto atteso in grado di produrre una notevole commedia grottesca e ricca di contaminazioni. Quello con cui il cineasta, dopo qualche passo falso, si cimenta è quindi il genere che da sempre gli è più congeniale e per un ritorno in grande stile sceglie una storia con cui tanti artisti prima di lui hanno avuto a che fare, con esiti e approcci molto eterogenei. Un raccapricciante episodio di cronaca nera verificatosi nella Gran Bretagna ottocentesca che solleticò la fantasia e la penna di Robert Louis Stevenson. Gli omicidi seriali di West Port - perpetrati da due immigrati irlandesi al fine di ricavare denaro dalla vendita di cadaveri freschi al Dottor Knox della facoltà di anatomia di Edimburgo, vanto dell’era dei lumi di Scozia – ispirarono allo scrittore The Body Snatcher, un racconto fantastico dalle tinte decisamente horror. Dal 1945 in poi diversi mostri sacri del cinema hanno preso parte ad adattamenti per il grande schermo delle turpi vicende messe in atto dalla coppia di assassini Burke e Hare e del libro di Stevenson, mantenendo sempre come centrale la componente orrorifica.
John Landis va oltre. La sua versione si mantiene fedele quanto basta alle fonti da cui attinge, ma lo fa nella maniera più comica e dissacrante possibile, tanto che a coronare i titoli di testa compare la scritta «This is a true story except for the parts that are not». I suoi due ladri di cadaveri compiono efferati omicidi a scopo di lucro, ma lo fanno regalandoci gag esilaranti, snocciolando battute ruvide che però solleticano e strappano risate proprio nei momenti più “grandguignoleschi”. Questi nuovi Burke e Hare, interpretati rispettivamente dal brillantissimo astro della brit comedy contemporanea Simon Pegg e da Andy Serkis (che ha dato vita e voce a Gollum/Sméagol ne Il Signore degli anelli), sono due scansafatiche in cerca di soldi facili per sbarcare il lunario e farsi qualche pinta, goffi e a volte anche un po’ ingenui. Amano gozzovigliare, amano il denaro, ma soprattutto amano. Per questo riescono a suscitare un’irresistibile simpatia anche quando si macchiano col loro fare maldestro di azioni terribili e spregevoli. Non c’è niente di nobile nei macabri complotti di due gaglioffi che rubano la vita al prossimo per rivenderla al miglior offerente, eppure non tifare per loro, quasi fossero eroi, risulta praticamente impossibile. Il loro umorismo ribaldo ma pur sempre cinico e crudele si muove all’interno di una commedia dal sottotono vagamente romantico che emerge tra sangue, sporcizia e violenza, popolata da strampalati personaggi caratterizzati da una vena comica unica che li contraddistingue uno ad uno.
Ogni singolo elemento di questo film riflette l’intento di Landis di fare le cose in grande e al meglio. A testimoniarlo c’è una ineccepibile cura per i dettagli, per gli effetti speciali, per i costumi e la ricostruzione fedele delle ambientazioni storiche. Troviamo anche una grandissima attenzione nella scelta del cast, a dir poco stellare, e di alcune citazioni molto mirate perché comunque il regista dimostra di volere e sapere ancora fare le cose alla sua vecchia maniera, divertendo e divertendosi. Così lo spettatore più affezionato potrà giocare a scovare delle vecchie glorie del cinema, soprattutto di quello dell’orrore, a cui John Landis vuole rendere omaggio. Tra le varie presenze illustri è doveroso citare almeno quella di John Woodvine, già diretto dal regista nel celebre Un lupo mannaro americano a Londra, che potrebbe sfuggire a molti, ma che sta a simboleggiare la volontà ritrovata di Landis di fondere tra loro generi diversi, come la commedia e l’horror, intersecandone gli schemi classici al fine di creare un qualcosa di innovativo, originale, spiazzante ma sempre di gran qualità. Con Ladri di cadaveri – Burke & Hare ritroviamo un John Landis sicuramente più maturo, che però ha mantenuto intatta la sua voglia di spassarsela e far festa proponendoci un film atipico, pieno di verve e carico di un’insolita comicità intelligente, inedita o quantomeno rara nell’attuale panorama cinematografico.
VOTO: 3,5/5
Articolo del
07/03/2011 -
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