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Kick-Ass, un titolo che è un programma. Una promessa, mantenuta ben oltre le più slanciate aspettative. Un film diventato già culto, che qui in Italia però rischiava di diventare una chimera. E’ dovuto trascorrere circa un anno dall’uscita del film negli Stati Uniti prima che qualcuno decidesse di distribuirlo nel nostro paese. Kick-Ass, nelle sale italiane dal primo aprile, potrebbe davvero essere paragonato ad un pesce, ma non ad uno di quelli che danno il nome alle burle per cui questa data è famosa. Piuttosto ad uno di quelli surgelati con cui metaforicamente, secondo il modo di dire anglosassone, vieni schiaffeggiato in pieno viso, quando sei duramente colpito e sbeffeggiato.
Kick-Ass è la trasposizione per il grande schermo del primo volume dell’omonimo fumetto ideato da Mark Millar. Il protagonista è Dave Lizewski, un liceale qualunque, che come molti suoi coetanei ha una passione per i fumetti dei super eroi. Sarà proprio questa passione a far nascere in lui un dilemma: perché nessuno nel mondo reale ha mai anche solo provato ad emulare le gesta dei super eroi? Da questo punto in poi la vita di Dave cambierà radicalmente poiché sarà lui stesso, col nome d’arte Kick-Ass, a diventare un paladino mascherato. Impresa tutt’altro che semplice, in cui però si sono già cimentati, all’insaputa del giovane, Big-Daddy e la piccola ma micidiale Hit-Girl.
Con Kick-Ass Matthew Vaughn, senza abbandonare il suo consueto ruolo di produttore, passa ad occupare anche il posto dietro la macchina da presa, spingendo il genere cinecomics ben oltre qualsiasi livello immaginabile. Il novello regista saccheggia – per modo di dire e, in un certo senso, alla maniera di Tarantino – numerose pellicole, quasi tutti i migliori blockbuster dedicati ai super eroi, da cui estrapola elementi fortemente significativi che però rilegge in una chiave del tutto inedita ed originalissima. La dicotomia tra bene è male non è infatti rappresentata secondo gli schemi tradizionali cui siamo stato abituati, non ci viene fornita alcuna indicazione tramite ortodosse rappresentazioni iconiche o simboliche. Ed ecco perché questa pellicola ha fatto tanto clamore e fa anche un po’ paura. Viene data la possibilità di scegliere, di identificarsi e gli spunti di riflessione sono tanti. Kick-Ass è una produzione indipendente, low budget, che spacca davvero. E anche di brutto. Non ha niente da invidiare a costosissimi film d’azione main stream, ma sotto questa incredibile superficie che riesce ad apparire all’altezza di quelle di pellicole hollywoodiane super patinate, nasconde un nucleo di contenuti assai complessi. L’umorismo che passa dai registri più scorretti a quelli più demenziali o naif, le meravigliose scene di combattimenti assurdi e quelle che ritraggono la comune routine, procedono su un percorso fatto di violenza efferata. La fantastica sceneggiatura trabocca di espressioni scurrili e volgari. Ma nel momento in cui la convergenza di questi fattori si riversa sullo schermo tutto quello che vediamo ci appare incredibilmente verosimile. Ed è proprio qui che scatta la trappola. Le componenti di questo film che hanno fatto più scalpore, e che in molti avrebbero voluto censurare, non si prostrano al fine ultimo dell’intrattenimento, ma veicolano un messaggio ambiguo ed inquietante. Il film ci catapulta immediatamente con un ritmo sfrenato all’interno del suo meccanismo. Il coinvolgimento è praticamente assicurato. Ma nelle dinamiche di Kick-Ass viene lasciato molto poco spazio all’etica e ad una morale univoca e rassicurante. A farla da padroni sono gli istinti primari dell’individuo, i sentimenti viscerali che capovolgono continuamente i punti di riferimento ed i valori in gioco. Questi ultimi in particolare poi non sono esattamente nobili, perché il più delle volte l’onore e la giustizia si assottigliano in modo subdolo fino a lasciar trasparire la vera forza che muove tutto: la vendetta.
Kick-Ass nonostante l’indiscutibile componente fantastica, divertente, goliardica e un po’ nerd, fa pulsare all’impazzata un cuore sporco, cattivo e crudele. Ma proprio per questo è perversamente bello ed irresistibile. E’ un film disturbante ma godibilissimo, che eccita e trascina fino quasi al punto di commuovere. Un operazione rischiosa, ma riuscita alla perfezione, che superando la nicchia è probabilmente unica nel suo genere e scavalca senza pietà il genere a cui fa riferimento.
VOTO: 4/5
Articolo del
04/04/2011 -
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