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Sucker Punch sicuramente è uno di quei titoli controversi che non trovano un luogo all'interno del gusto comune in cui collocarsi. Film psicologico, crudelmente realistico, con un fervore fantascientifico più vicino però a uno steam punk non del tutto espletato. I richiami sono molti da L'Esercito di Terracotta a Hell Boy, da Ragazze interrotte a Moulin Rouge fino a La Leggenda degli Uomini Straordinari. Insomma diciamo che di idee confuse ce ne sono parecchie, anche se fondamentalmente apprezzabili, perché le citazioni sono sempre e comunque delicate, non esagerano mai, non fanno mai il passo più lungo della gamba. Tendenzialmente mentre stai entrando in sala pensi: “Mi sto andando a vedere chissà quale boiata mostruosa ma almeno mi rilasso quelle due orette”, del resto stiamo parlando di Zack Snyder regista di 300 e di Watchmen, certo film che non sono passati inosservati.
In realtà è un pensiero che non avrebbe nemmeno dovuto sfiorarci. Difatti questo film è tutt'altro che leggero o superficiale come molta critica ha voluto far passare. Possiamo affermare con tranquillità che il problema sta nella riproposizione ossessiva dello stesso modus operandi, Baby Doll balla, Baby Doll va nel suo mondo parallelo e combatte la battaglia della vita proiettandola in una realtà immaginaria per poterla sopportare meglio. Così inizia un gioco di scatole cinesi, dal manicomio al bordello, dal bordello all'associazione segreta che deve risolvere tutta una serie di prove per poter ottenere l'agognata libertà. Si potrebbe pensare che vince facile con armi e azione a gogo, donne semi nude e via così, ma in realtà i corpi di queste eroine tragiche sono rappresentati scevri di qualsiasi sensualità esagerata, normale che il pubblico maschile ne apprezzi comunque le forme e le fatture, ma in tutto il film non vi è una scena volgare nemmeno a pagarla.
La storia di Baby Doll e delle sue compagne scorre su due ore e passa di film senza grossa fatica, c'è solo un attimo di lentezza e incertezza all'ennesima battaglia con un drago ma si risolve abbastanza in fretta e non mette fatica sulle spalle della visione. Da apprezzare invece quella che è una chiara denuncia sociale del regista e dello sceneggiatore, ai manicomi, all'adolescenza disadattata, all'evasione nei paradisi artificiali per evitare il lerciume della realtà, al sacrificio volto verso l'espiazione e la liberazione dal corpo materiale che passa per una lobotomia. In Italia questo film paradossalmente diventa attuale con tutto quello che si sta svelando, ormai da mesi, riguardo a nostri governanti, basti pensare alla scena del sindaco nel film per fare un collegamento piuttosto realistico con un noto caso. Possiamo dire che c'è una fetta di pubblico che questo film lo ha preso per il solito polpettone, mentre ce n'è un'altra che lo ha apprezzato e che è uscita dalle sale stranita ma sicuramente soddisfatta.
Un grande e fondamentale aiuto al piacere di questa pellicola lo apporta, di certo, la colonna sonora, studiata e perfetta in tutto e per tutto; non c'è un brano che non vada bene, ogni pezzo vuole significare qualcosa, oltre al fatto che sono delle rivisitazioni di brani classici molto originali e che danno una carica emotiva mostruosa. La colonna sonora di questo film vince il 70% di tutta la pellicola, da Sweet Dreams a Army Of Me, da White Rabbit a Where Is My Mind, un crescendo di pathos musicale tale da supportare il film e la narrazione lì dove poteva venire a mancare. In generale il film è godibilissimo e ci sarà chi lo apprezzerà per ciò che è, chi lo denigrerà con facili critiche e chi lo vorrà persino rivedere perché, da qualche parte, questa pellicola tocca delle corde molto sensibili di un certo tipo di sentire interiore.
VOTO: 4/5
Articolo del
11/04/2011 -
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