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La trama in sintesi estrema: Eddie Morra è un aspirante autore con il blocco dello scrittore, finchè non incontra un vecchio amico che gli offre una nuova droga sintetica, l’NZT, capace di stimolare e aumentare fino all’impossibile le sue capacitù mentali. Successo, denaro, dipendenza e incontri criminali sono le ovvie conseguenze.
Non si può dire che Limitless sia un brutto film. Di bello ha, per esempio, l’aver fatto scoprire al mondo critico una nuova “etichetta”, un nuovo genere: il techno-thriller. Si tratta di un noto processo contemporaneo, l’invenzione di combinazioni di parole create per dare nome e, quindi, apparenza di consistenza a stili e generi che, in realtà, non esistono. La parte techno è per la combinazione di droga ingegnerizzata, lievi tratti super-umani e non soprannaturali. Non un Bourne, che rimane il mito di combattente soldato invincibile; non la fortuna e l’ignegno di Ocean e i suoi: lo scrittore senza idee Cooper si apre la mente con una nuova droga che rende accessibili in ogni momento tutte le informazioni presenti nel cervello. Il risultato è un superuomo che dura il tempo di una sbornia.
La star nascente Bradley Cooper (The Hangover) è l’attore, ma la parte sembra essere andata ai suoi occhi incredibilmente azzurri, pur (più credibilmente) aggiustati dall’editing e dalla buonissima cinematografia (e fotografia). Sono loro i veri protagonisti del film perchè sono usati dalla regia come porta delle sinapsi. Lo sviluppo del pensiero passa attraverso il filtro delle pupille e della vista; quella dei personaggi, rappresentata in modo che sia comprensibile allo spettatore e quella dello spettatore, che ha la breve (dis)illusione di pensare l’impossibile attraverso la presa visione del pensiero alterato dei protagonisti. Si tratta di paroloni per descrivere con fronzoli banali, semplici e comunque efficaci slow motion e cambi di prospettiva.
Il giudizio per questo film è simile, se non uguale, a quello di molti altri “coetanei”: carino, easy on the eyes, facile da vedere, facile da seguire e da capire, ben eseguito nella parte tecnica e un grandioso spreco di potenziale vagamente simile ad Inception per alcuni concetti e giochi visivi.
Alla regia Neil Burger, già di The Illusionist e The Lucky Ones. Sfortunatamente Limitless ha preso molto più dal primo che dal secondo piccolo e poco apprezzato gioiellino.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
14/04/2011 -
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