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Siamo a Marcianise, provincia di Caserta: cioè in quell’inferno descritto magistralmente da Roberto Saviano nei suoi libri e nei suoi articoli, divenuti poi i racconti della raccolta La bellezza e l’inferno. Vivere in quell’inferno, fatto di abbandono, solitudine, immondizia, cemento che toglie ogni speranza agli occhi prima di tutto e al cuore poi, vuol dire per un ragazzo adolescente non avere molte scelte: la criminalità, piccola od organizzata che sia, è la madre che con più facilità adotta figli sbandati, li cresce, realizza i sogni dei più intraprendenti con la scorciatoia della violenza, della legge del più forte, del denaro sporco, e brucia quelli di altri, di quelli che tra le ceneri ardenti di quell’inferno provano ad immaginare un strada diversa, un sogno, una speranza. Tra questi c’è Michele, che un sogno lo ha: partecipare alle olimpiadi come boxer. Ma ha anche cattive amicizie, come quella fortissima con Rosario, che ha già scelto da che parte stare e che condizionerà in maniera drammatica la sua vita.
Tratto dal racconto Tatanka scatenato del sopra citato Saviano e liberamente ispirato alla vita del pugile Clemente Russo, campione del mondo dilettanti a Chicago nel 2007 e medaglia di argento alle Olimpiadi di Pechino nel 2008, il film di Giuseppe Gagliardi ha molti elementi che lo porterebbero ad essere catalogato in quel filone, quasi sempre vincente, del binomio cinema-sport (e in particolare cinema-pugilato) che ha prodotto capolavori come Toro scatenato, When We Were Kings, Sons of Cuba. Perché intanto si racconta di uomini, che lottano contro il contesto di povertà da cui provengono, che intravedono nell’affermazione sportiva la loro rivalsa sociale, che non hanno altro da rivendicare se non muscoli e forza sovrumana, ma che hanno necessità di una guida, di un trainer che intuisca le loro potenzialità e li tolga dalla tentazione di scivolare in quell’inferno che li circonda. Ed allora il ring, quel maledetto rettangolo dove sgorga sacrificio, sangue e sudore, diventa l’unico pezzo di mondo dove quegli uomini possono esprimersi, e gridare il loro dolore e la loro rabbia. Ma neanche le corde che isolano e proteggono quel rettangolo possono impedire il calpestare della dignità del combattente, che spesso deve esibirsi in incontri truccati nei centri commerciali o in riva alla spiaggia.
Il taglio che però Gagliardi sceglie di dare al film va oltre la descrizione del personaggio e della incarnazione quasi filosofica del bene e del male nella personalità del pugile; ed utilizza questa storia per allargare la sua indagine ad una prospettiva sociologica, per accendere le luci sul buio più pesto di un contesto sempre troppo dimenticato da tutti, abbandonato dalle istituzioni e lasciato ostaggio della criminalità. Il film, sotto questo aspetto, è perfetto: ambientazioni da cinema neo-neorealista, che molto ricordano quelle altrettanto efficaci del Gomorra di Garrone (e forse non a caso in entrambe le pellicole due sceneggiatori, Massimo Gaudioso e Maurizio Braucci, sono gli stessi), facce azzeccatissime, canzoni dei cantanti neomelodici di sottofondo, dialoghi in dialetto (con sottotitoli) e silenzi assordanti del protagonista, a cui il destino sembra aver rubato le parole ma non la voglia di riscatto e di rivincita.
Vicenda umana e vicenda sociale, dunque: dove il combattente infila i guantoni ed affronta quel mondo durissimo che lo circonda con la forza di un Tatanka (bisonte), in una sfida all’ultimo pugno. Sfida vinta, da Tatanka e da Gagliardi, il cui messaggio ci auguriamo arrivi forte e chiaro a quei tanti ragazzi che, come il pugile raccontato, hanno la dinamite nelle braccia ma non hanno tecnica. Questo film insegna la tecnica, per capire e far capire dove porta la strada, più facile da intraprendere, della violenza e della rassegnazione ad un contesto degradato e criminale, e dove porta invece quella del sacrificio, dell’onestà, della lotta quotidiana per inseguire i propri sogni. Perché, come dice Saviano nessuno può scegliere il suo destino, ma si può scegliere la maniera in cui starci dentro.
VOTO: 3,5/5
Articolo del
23/05/2011 -
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