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Giovane gangster riluttante di Londra esce di galera. E’ libero, e non vuole più ricadere nel vortice della criminalità, nel quale del resto era entrato suo malgrado. Ad aspettarlo lì fuori due strade: quella del pizzo e dell’estorsione, rappresentata dall’amico Billy, mezza cartuccia del sottobosco malavitoso londinese; oppure quella della speranza di una nuova vita e dell’amore, nelle improbabili vesti di Charlotte, superstar del cinema, multifobica baby-pensionata, oscura reclusa accecata dai flash dei paparazzi, che vorrebbe assumere il protagonista come bodyguard e factotum. Cercherà di scegliere (vanamente) la seconda opzione.
Una storia che, mutatis mutandis, sarebbe potuta appartenere ad un noir losangelino degli anni Quaranta, è invece ambientata in una Londra estraniante fatta di sottopassi di cemento e piccoli quartieri apparentemente disabitati, dove si aggira uno spaesato Mitchell (Colin Farrell, stranamente sobrio). Ma, in un gioco di specchi, Los Angeles non è lontana: è la meta sognata dal protagonista e dalla diva in crisi (Keira Knightley) per coronare una nuova carriera e godere di una fuga d’amore.
L’americano William Monahan, già sceneggiatore de Le crociate e The Departed, debutta alla regia con una pellicola che recupera il mondo dei gangsters visto in quest’ultimo film, spostando l’azione da Boston a Londra. Cambia però lo stile: la storia, ben narrata, è calata in un’atmosfera lenta, quasi onirica, che persino le esplosioni di violenza stentano a incrinare. Un’atmosfera che trova la sua perfetta incarnazione nel personaggio di Jordan (David Thewlis, consumato teatrante), stonato attore-manager della diva Charlotte. Nulla sembra poter modificare la sua flemma (autoindotta dalle droghe), né criminali, né poliziotti, tantomeno paparazzi. Sembra essere consapevole che in un noir, nulla si può contro il Destino, che ama colpire dalle direzioni più inaspettate... come il protagonista, e Jordan stesso, scopriranno a proprie spese.
Alla vulnerabile dark lady della storia (più minacciata che minacciosa) tocca forse la battuta più cinefila e metafilmica: “nel cinema l’unico ruolo della donna è quello di far aprire l’eroe, facendolo parlare di sé”. Che è esattamente quello che sta facendo l’attrice Keira Knightley con Colin Farrell nella scena in cui la pronuncia... VOTO: 3,5/5
Articolo del
17/06/2011 -
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