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Stabilire quante siano le persone al mondo rimaste folgorate in gioventù da film come Incontri ravvicinati del terzo tipo ed ET è probabilmente impresa fuori dalle possibilità umane. Uno di questi individui illuminati sulla via di Damasco si è però dichiarato ufficialmente ed, anzi, ha fatto di più cercando di riportare sugli schermi oggi, anno domini 2011, quelle stesse magiche atmosfere e storie realizzate a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 da Steven Spielberg e la sua Amblin. Il suo nome, ma questo non è un gran mistero, è J.J. Abrams: l’abbiamo visto reinventare la serialità americana con prodotti eccellenti come Alias, Lost e Fringe e ne abbiamo apprezzato le doti di produttore lungimirante e regista di talento in lavori come Cloverfield e Mission Impossible 3. Ma stavolta è diverso, tutto molto diverso. Super 8 è il sincero atto d’amore di un uomo nei confronti della sua adolescenza, delle sue passioni e dei suoi sogni. Abrams si è fatto carico di intere generazioni scrivendo un film che da ogni poro trasuda omaggi ad un’epoca, ormai lontana temporalmente ma, assolutamente sempre attuale e viva. Non solo la potenza immaginifica delle già citate opere di Spielberg, convinto dalla forza del progetto a partecipare qui in veste di produttore, ma anche la letteratura di Stephen King e le avventure dei ragazzi di Explorers e Goonies. Tutto questo ed anche qualcosa di più in questa piccola grande storia d’amicizia ed azione, di mistero e buoni sentimenti.
Tutto troppo bello per essere vero e, come il triste risveglio dopo un sogno straordinario, il film finisce per essere deludente. Perché se da un lato i giovani attori (capitanati dal protagonista Joel Courteny ) sono uno spettacolo nello spettacolo tanto sono bravi, dall'altro è la storia nella quale si muovono ed agiscono a non essere così avvincente quanto era lecito aspettarsi dalle premesse e promesse iniziali. La pellicola, infatti, pur lavorando la propria personalità su materiale filmico di invidiabile raffinatezza, non convince proprio li dove opere come Lost e Fringe avevano meritato fiumi di elogi in seno ai loro originali e ricchi agglomerati di pop-culture. Va bene il citazionismo, persino esasperato, ma bisogna anche avere la capacità di rendere poco scontato e fresco il risultato finale. Super 8 è amore per il cinema, è tecnica autoriale, è post-moderno fino al midollo. Ma manca paradossalmente della magia che contraddistinse e rese celebri i suoi già citati punti di riferimento. Ed è un peccato che uno dei demeriti maggiori di questa debacle vada assegnato al musicista premio oscar Michael Giacchino, incredibilmente incapace stavolta di dar vita ad un accompagnamento sonoro emotivamente e sensorialmente stimolante.
Sommando questa delusione al recente flop della serie tv Undercover ed all' ”inquietante” progetto Alcatraz prossimamente in onda, forse urge ridimensionare la figura - probabilmente troppo facilmente mitizzata - di J.J. Abrams.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
14/07/2011 -
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