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David Yates
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 (Harry Potter And The Deathly Hallows - Part 2)
Avventura, Fantastico, durata: 130’ – U.S.A., Regno Unito
2011
Heyday Films, Warner Bros. Pictures / Warner Bros. Italia
di
Omar Cataldi
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Applausi e lacrime. Sono stato testimone oculare di questo nella sala in cui proiettavano l’ultimo film di una delle saghe più miliardarie della storia. E il sospetto è che la commozione e il trasporto emotivo abbiano dominato in molte altre sale del pianeta. Bisognerebbe riflettere su questo: la modalità di fruizione di un film al cinema è cambiata nel corso dei decenni. Negli anni che furono era normale per gli spettatori gioire, schiamazzare e urlare allo schermo i propri sentimenti nel corso della visione; oggi è considerato normale ed educato assistere ad un film in silenzio. Cos’è che in Harry Potter può far “regredire” lo spettatore ad uno stadio primitivo, trasformandoci, chi più chi meno, in smaniosi osservatori coinvolti nelle vicende di un ragazzino che si muove in un mondo fantastico?
Qualunque spettatore con un minimo di buona volontà e discernimento (per superare l’ostica barriera di nomi, luoghi e fatti bizzarri) si rende conto (spesso anche inconsciamente) che Harry è un Eroe, niente di più, niente di meno. E questo assunto apparentemente banale non va sottovalutato. L’Umanità ha sempre cercato gli Eroi, fin dai tempi in cui i Neanderthal si radunavano intorno al fuoco la sera e raccontavano storie; ed essi, con il loro retaggio semidivino facevano da tramite tra l’Uomo e il temuto ma affascinante ultraterreno.
Harry Potter è un Eroe archetipico perfettamente concepito: è immerso nell’ultraterreno fino al midollo, ma è umanissimo, affetti e amicizie contano più di ogni cosa. Il suo contendente Lord Voldemort, parenticida e razzista, non è l’incarnazione del Male: è, alla fine di tutto, un triste uomo senza affetti, in questo un anti-Harry, dove l’ultraterreno ha avuto la meglio sull’umano.
David Yates, regista ufficiale della saga negli ultimi quattro anni, consegna la seconda tranche di un film che bilancia il senso limbico della precedente con abbondanti battaglie: come al solito la pellicola risulterà ai lettori il solito “bignami”, dove alcune morti di personaggi eccellenti (dopotutto è la guerra finale tra il Bene e il Male) vengono liquidate addirittura con dei fotogrammi (!). Però Yates sa ancora, nel marasma bellico, trattare i sentimenti con pennellate brevi ma intense (un bacio atteso da dieci anni farà saltare dalla poltrona); e dalla sua ha, come al solito, la crema dei palcoscenici britannici. Ralph Fiennes/Lord Voldemort e Alan Rickman/Piton raggiungono forse l’acme interpretativo dei loro rispettivi personaggi: lacrime di gratitudine dagli spettatori per quello che hanno fatto nella saga. E va sicuramente menzionata la magistrale fotografia “bellica”, forse la migliore di tutti gli episodi visti finora, del quasi-Oscar Eduardo Serra.
Il congedo dalla saga è semplice, naturale, tutto è come doveva essere: a differenza della ferita di Frodo che continua a far male, e lo costringe a cercare pace nelle terre divine al di là del mare, la cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry non farà più male. La pace di Harry è già qui, sulla Terra, tra i suoi inseparabili amici. VOTO: 4/5 (voto congiunto per entrambe le parti)
Articolo del
19/07/2011 -
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