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Hanna è una quindicenne che vive con il padre nelle selvagge lande disabitate finlandesi, nutrendosi solo dei frutti della caccia…
Questo incipit potrebbe sembrare una strana, contorta fiaba moderna: a ragione. Erik Heller, uomo (della CIA) che sapeva troppo, si dà alla macchia con la figlioletta: è solo questione di tempo prima che venga scoperto e neutralizzato, e la piccola Hanna dovrà diventare maestra di sopravvivenza, in previsione della probabile dipartita di lui. Hanna vive di caccia e arti marziali: uniche finestre sulla civiltà un’enciclopedia e un libro di fiabe. Lei non lo sa ancora, ma diverrà lei stessa l’eroina della propria fiaba, e fronteggerà una strega rossa armata di pistola.
Joe Wright, giovane regista britannico al quarto film, dopo i letterari Orgoglio e pregiudizio ed Espiazione, e la melensa storia vera de Il solista, ci consegna probabilmente la sua migliore opera finora, intrigante su molti livelli, lontana dai soliti action movies per le masse. Due i cardini della pellicola, sbandierati già dalla locandina: la ragazzina protagonista Saoirse Ronan (Amabili resti), già adocchiata dagli Oscar pochi anni fa, e la colonna sonora elettronica dei Chemical Brothers, metronomo della vicenda.
L’aspetto diafano, etereo, e nello stesso tempo dolcemente sperduto della nostra eroina, catapultata in un terrificante mondo moderno di cui ha letto solo nelle enciclopedie, e messa di fronte all’anormalità delle proprie origini, è sottolineato da numerosi, intensi primi piani: una moderna Cappuccetto Rosso che sgrana gli occhioni al mondo al di là del bosco, ma che possiede tutte le qualità per sopravvivere al lupo. Lupo rappresentato dalla donna (una strega?) che le dà la caccia, Marissa Wiegler (la solita grandezza di Cate Blanchett), incaricata di mettere una definitiva pietra sopra l’anormale famiglia Heller.
A fianco di Hanna un’altra inattesa coprotagonista: la musica dei Chemical Brothers, il noto duo elettronico inglese, che dona al film quella marcia in più che lo allontana dal resto delle pellicole del genere. Le fughe e le lotte dell’eroina non sarebbero così interessanti senza un commento sonoro unico, che forse vuole, nell’interpretazione di chi scrive, sottolineare l’aspetto freddamente calcolatore di un mondo tecnologizzato a lei ostile, e tuttavia responsabile anche della sua stessa esistenza.
“Adattarsi o morire”, è il motto spietato di Hanna, impietoso come la Natura selvaggia nella quale ha vissuto per quindici anni: ma tra le novelle Diane, o Minerve, di cui il cinema sembra tanto prodigo ultimamente (ricordiamo la recente Hit Girl di Kick-Ass), che non sono altro che la spettacolarizzazione di un’infanzia rubata, Hanna ci sembra la più fragile e vera. I suoi occhi sperduti che leggono la parola “abnormal” sul suo dossier medico personale sono i soli che ci fanno partecipi dei suoi sentimenti.
VOTO: 3,5/5
Articolo del
23/08/2011 -
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