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Marcus Nispel
Conan The Barbarian
Azione, fantastico, durata: 112' , USA
2011
Lionsgate, Millenium Films, Nu Image Films, Paradox Entertainment
di
Valentina Gianfermo
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“Io vivo, amo, uccido e sono contento”. Quanto questa frase ci ricorda il celebre passaggio rimasto impresso nelle nostre menti del Conan di Schwarzenegger? “Conan, qual è il meglio della vita? - Schiacciare i nemici, inseguirli mentre fuggono e ascoltare i lamenti delle femmine. - Ah! Questo è bene!”.
Certo la celebrità non vien citando e questo Conan a distanza di quasi trent’anni ha imparato tanti trucchetti cinematografici utilissimi a una buona riuscita scenica: combattimenti spettacolari con zombie di sabbia, scene apocalittiche di mega eserciti, che alla fine non si sa perché sembra sempre che ci siano tre persone, grandi pomposità tra navi trascinate da schiavi e panorami tipici di chi ha mai giocato al Gdr da tavolo Conan. Alla fine la sua cruditè di braccia e nasi tagliati e la barbarie del nuovo Conan Jason Momoa, che qualcuno già conosce come Karl Drogo della serie tv Game of Thrones, ci stavano pure. La bella di turno c'era e tutto era infarcito da una storia simpatica e godibile, alla base. Sarebbe andato tutto bene se prima il regista, Marcus Nispel, che taglia e incolla nemmeno fosse un bambino all'asilo senza avere nemmeno un grande occhio per le inquadrature, e poi una certa voglia di spettacolarità mal riuscita alla Pirati dei Caraibi, non rovinassero ancora di più la pellicola che risulta già un po' debole dalle prime battute. Va bene i barbari sono crudi e ci sta tutta la scena iniziale con moglie incinta che partorisce mentre muore e la sventrano con un cesareo ben poco cesareo nel bel mezzo della battaglia perché lei vuole vedere suo figlio, ma insomma un po' di attinenza a questo filone crudo dopo ci sarebbe dovuta essere. Invece, subito dopo, vediamo ben poco. Conan spacca tutto, Conan lo chiamano tutti, Conan prima chiama la femmina “femmina” e poi fa l'amore con lei come un bambino, Conan libera gli schiavi e via così. Sembra di rivivere un po' quella che potrebbe essere un’avventura tipica del gioco di ruolo fatta male e questo potrebbe essere l'unico dato positivo, risultante probabilmente dalla volontà dello sceneggiatore di attenersi ai libri di Robert E. Howard. E forse lo sceneggiatore è proprio l'unico che ha fatto un lavoro decente in questa pellicola anche se a livello di dialoghi, per quanto magari in Conan non ne servano, non si può sperare che bastino le due frasi più inflazionate al mondo: “Conan attento” e “Andiamo”.
Direi che si poteva fare di più e lo si poteva fare meglio. Calcolando che il personaggio più interessante era la negromante e che ci muore così come se nulla fosse, come se non fosse quindi una negromante, a questo punto ci si chiede se non era meglio restare dove si era, restare al vecchio Cimmero Schwarzenegger e a quelle immagini così suggestive di combattimenti senza senso e massacri senza un perché. Un vero peccato. Se mai dovessero pensare a un seguito speriamo almeno che imparino da questa tragica e fallimentare lezione.
VOTO: 2/5
Articolo del
25/08/2011 -
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