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David Cronenberg
A Dangerous Method
Drammatico, durata: 93 min. - Regno Unito, Germania, Canada
2011
Bim Film
di
Erica Bruni
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Dopo la presentazione alla 68esima mostra del cinema di Venezia esce anche nelle nostre sale l’ultimo atteso film di David Cronenberg.
Ci troviamo a Zurigo nel 1904, Carl Gustav Jung ha ventinove anni, è sposato in attesa di una figlia, ed è molto affascinato dalle teorie di Sigmund Freud. Nell’ospedale di Burgholzii in cui esercita la professione di psichiatria viene portata una giovane paziente, Sabina Spieirein. Jung decide di applicare le teorie freudiane al caso di questa diciottenne che ha vissuto un’infanzia in cui le violenze subite dal padre hanno condizionato la visione della sessualità. Nel frattempo Freud che vede in Jung come suo potenziale successore gli manda come paziente lo psichiatra Otto Gross (Vincent Cassel), tossicodipendente e dichiaratamente amorale che lo convincerà a non reprimere i propri istinti e ad iniziare una relazione con Sabina da cui è fortemente attratto.
A Dangerous Method è la risalita a una poetica classica di Cronenberg, che si allontana dai suoi due ultimi film e ritorna all’indagine della psiche già affrontato in film come Spider. Non c’è infatti da stupirsi se la sceneggiatura nata da un adattamento di una piéce di Chritsopher Hampton ambientata nei primi del ‘900, che tratta temi che hanno rivoluzionato le scienze umane, abbia suscitato l’interesse di Cronenberg, che ha da sempre focalizzato il suo cinema su vicende in cui siano centrali disfacimenti e complessità dell’essere umano. Qui tutto gira attorno al personaggio di Sabina che determina la crisi del professor Jung, legato ad una visione maschilista e a determinate convenzioni sociali, in cui è necessario far prevalere il controllo e la razionalità.
I segni dell’elaborazione delle pulsioni cercando di trovare un incanalamento nella parola, e gli splendidi titoli di coda e di testa ci ricordano come i segni dell’inchiostro su carta, che assumono la porosità della pelle, abbiamo segnato profondamente la storia del ‘900 attraverso le contraddizioni e le ricerche di queste figure. Nel complesso, però, ci troviamo davanti ad un film che non ci convince del tutto, per quanto le tematiche portano ad un importante riflessione cronenberghiana, il film è piuttosto dispersivo e scivola a tratti in una narrazione superficiale lasciando la sensazione di un’opera incompiuta. Pessima e inadeguata Keira Knightely completamente controproducente, mentre Viggo Mortesen ci regala sempre una grande performance, e Michael Fassbender conferma anche qui come in Shame il suo grande talento.
VOTO: 3/5
Articolo del
04/10/2011 -
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