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Sbrigata la formalità della trama (nel bel mezzo di insolito ed avverso destino insegnante disillusa di mezz’età travolta da improvvisa e torbida passione, come titolerebbe la Wertmuller) e detto che il film è coprodotto da Nicole Kidman, passo alle cose serie: il film è fotografato benissimo, ogni scena è satura di un’atmosfera onirica e sospesa, come nell’attesa di qualcosa, come nella vita spesso accade di attraversare la realtà. I personaggi sono forse un po’ troppo tali ovvero abbondantemente stereotipati: il poliziotto maledetto, l’insegnante per l’appunto disillusa, lo studente di quest’ultima infatuato, l’altra donna sentimentalmente (e non solo) sfigata, l’altro poliziotto ancora più maledetto etc. Gli ingredienti di un polpettone melò ci sarebbero tutti ma, alla fine della fiera, almeno una delle relazioni delineate dalla trama funziona: il rapporto della protagonista con la sorellastra, profondo, intensamente femminile, ambiguo, anche visivamente coinvolgente. Non siamo costretti ad assistere ad inseguimenti mozzafiato (!), il sangue cola il giusto, le scene di suspense e quelle di sesso sono girate con sapiente misura e misurato lirismo, il finale non cazzeggia troppo, come invece spesso accadde nelle produzioni hollywoodiane, e Kevin Bacon ci regala una caratterizzazione azzeccatissima. Insomma, la Campion è sicuramente capace di meglio (ricordate sempre il cult “Lezioni di piano”) ma anche nel lavoro sporco (girare un noir di cassetta con una protagonista super famosa ed ansiosa di un cambio di immagine) lascia l’impronta del suo stile. A proposito, pare che in Italia sia arrivata una versione ridotta, con una minore quantità di sfregamenti tra i due protagonisti: poco male, il film gira così e Meg Ryan ha conosciuto certamente tempi migliori!
Articolo del
09/01/2004 -
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