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Laure, una ragazzina di dieci anni, si trasferisce con la famiglia in un quartiere dove non conosce nessuno. Si presenta a un gruppo di amici col nome di Mikaël, e trascorre alcune settimane di giochi e turbamenti senza che nessuno scopra la verità. Laure percorre i margini incerti della sua identità in formazione: gioca a calcio coi ragazzi, difende se stessa e la sorellina Jeanne, fa a botte, si costruisce un pene di pongo per fare il bagno assieme agli amici, vive l’amore con la compagna Lisa. Fino all’inevitabile momento del disvelamento.
Arriva nelle nostre sale questo piccolo film, girato in soli venti giorni con una troupe di quindici persone, vincitore del premio Queer all’ultimo festival di Berlino e vincitore al Festival di Torino. La giovane regista e sceneggiatrice francese, Cèline Sciamma, amata per i suoi corti da Xavier Beauvois e André Techiné, affronta il delicato passaggio di tempo in cui le scelte sulla propria identità sembrano essere aperte. La regista si mette in ascolto, segue amorevolmente Laure nella liquida chiarità di infiniti pomeriggi estivi. Regista, attori e personaggi sembrano sciolti dalla sorveglianza di una qualche autorità, liberi di esplorare giochi e trasformazioni. Il film sa mantenersi lieve, lontano da esplosioni drammatiche, e si affida interamente all’alchimia tra i giovanissimi attori. I silenzi, gli sguardi, lo scivolare lento del tempo, le sospensioni, le incertezze giocano un ruolo chiave nell’attraversamento di questa esperienza. Il damma è tenuto lontano, tutto sembra sciogliersi in nuove infinite possibilità, i giudizi non chiudono lo spazio agli incontri.
La parte di Laure, corpo in bilico tra maschile e femminile, è affidata alla piccola Zoé Héran, attrice presentatasi al provino con i capelli già corti e una passione reale per il calcio. Gli altri attori del film sono amici della giovanissima interprete.
VOTO: 3/5
Articolo del
21/10/2011 -
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