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Lars von Trier
Melancholia
Drammatico, fantascienza - durata: 130’ - Danimarca, Svezia, Francia, Germania
2011
Zentropa Entertainments
di
Marco Casciani
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Lars Von Trier è uno di quei registi verso i quali coesistono sentimenti di amore e odio. Ad oggi è tra i pochi che hanno uno stile personale marcato, è un autore forte, ben connotato e originale e ogni suo film, nel bene e nel male, fa pensare per ore, giorni, settimane. Sembra (e questo sembra è fondamentale) fregarsene delle regole dette e non dette che ruotano attorno al Cinema. Sembra perché Von Trier con questo suo atteggiamento da outsider adesso pare giocarci un po’, ma alla fine, al di là di tutto ciò, attraverso i suoi film si pensa, lo spettatore assume un atteggiamento attivo.
Melancholia è un film sulla fine del mondo, ma affrontato da un punto di vista decisamente originale. Negli anni in cui la percezione del mondo che si conclude si riflette in modi spettacolari sul grande schermo, questo film sembra trattare l’argomento in modo diverso, meno superficiale, collegandolo a concetti come il rapporto con la natura e quello tra gli esseri umani, il rapporto con l’arte e con l’amore. Alle due protagoniste Justine (Kristen Durnst) e Claire (Charlotte Gainsbourg) Von Trier affida un capitolo ciascuna di fatto rendendo duplice il film, interamente ambientato in una grande e ricca tenuta affollata, in un primo momento, per i festeggiamenti del matrimonio di Justine e, in seguito, sempre più isolata, ambigua, fredda e luminosa. La divisione in capitoli è una delle cifre stilistiche del regista, e lo stesso vale per i prologhi. Come nel precedente Antichrist, anche in Melancholia il prologo può essere considerato il momento più alto del film: un piccolo gioiello di fotografia e regia che ci pone subito di fronte al rapporto con l’arte. Numerose infatti sono le opere d’arte classiche cui il regista fa riferimento attraverso l’accostamento di “fotografie” delle due protagoniste del film che si muovono sullo schermo accompagnate dal celebre brano di Wagner intitolato Tristano e Isotta. Queste “immagini” anticipano a livello simbolico quello che accadrà col procedere della storia, infatti vediamo inizialmente una Justine in abito da sposa in riferimento al primo capitolo del film in cui si svolge il pomposo ricevimento e man mano che scorrono le “opere” notiamo il suo cambiamento mentre lascia il posto alla sorella Claire protagonista del secondo capitolo. L’ambiguità psicologica di tutti i personaggi (nessuno escluso) è un altro dei punti cruciali del film, quasi a far intendere come la stella Melancholia influenzi il comportamento degli esseri umani sulla terra: Justine in particolare sembra profondamente legata al pianeta.
Allora cosa rappresenta Melancholia? Perché questo nome? Il bello del film è proprio questo: l’essere pregno di simboli e allegorie che lo rendono complicato da interpretare ma infinitamente stimolante. E se il numero due, l’ambivalenza, il doppio è un altro tema chiave del film, il nostro sentimento nei confronti del regista e dei suoi lavori non può essere da meno.
VOTO: 4/5
Articolo del
03/11/2011 -
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