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Steven Spielberg
Le avventure di Tin Tin: il segreto dell'unicorno (The Adventures of Tintin: Secret of the Unicorn )
Animazione, durata: 107' - U.S.A.
2011
Paramount Pictures
di
Andrea Belcastro
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Il Re è tornato e si è ripreso il suo scettro, il suo regno, la sua corona. Il sovrano in questione, per chi non lo avesse ancora capito, è Steven Spielberg. Chi meglio del maestro di Cincinnati è capace di trasportare lo spettatore in avventure speciali, ai confini del mondo e della fantasia? La risposta: nessuno. Quando Mr. Amblin si mette al timone di un progetto di questo tipo e non si limita alla solita comparsata nei titoli di coda, significa che ci si appresta a vedere il cinema nella sua essenza più gioiosa e visionaria. Le avventure di Tin Tin è un film bellissimo, divertente e tutto ciò che ogni opera d'avventura dovrebbe essere. Dalla sceneggiatura fitta di situazioni straordinarie e zeppa di battute memorabili, alla regia come al solito perfetta, tutto sembra al posto giusto. Le gesta del simpatico giornalista belga, del cagnolino Milou e dello strepitoso Capitano Haddock non solo faranno la gioia dei vecchi fans del fumetto di Hergè ma pure quella di chi – deluso dalla sua ultima iterazione - aspettava da tanto tempo di respirare nuovamente le migliori atmosfere di Indiana Jones (anche se in versione molto più soft.).
Dal punto di vista tecnico, la pellicola si avvale di una stupefacente mistura tra computer grafica e performance capture curata dalla Weta Digital di Peter Jackson (produttore del film insieme a Spielberg). Se questi ragazzi neozelandesi hanno vinto ben cinque Oscar negli ultimi dieci anni qualcosa vorrà pur dire: non ci sarà un minuto - che sia uno - nel quale non si rimane a bocca aperta per le meraviglie inventate di volta in volta da questi incredibili artisti. Alcune trovate sono veramente geniali e non è il caso di stare qui a raccontarle rovinandovi la sorpresa. Tralasciando l'aspetto volutamente buffo ed esagerato dei personaggi, era dai tempi di Final Fantasy che un film non poneva alcuni fondamentali quesiti: con questo livello di perfezione e fotorealismo, tra qualche anno scompariranno per sempre i tradizionali set in questo genere di produzioni hollywoodiane? Gli attori si “limiteranno” a recitare dietro i complessi sensori della performance capture? Aldilà di qualsiasi risposta, se tali mezzi verranno utilizzati per mettere in moto storie così ricche e ben orchestrate, film di questo tipo saranno sempre ben accetti. A partire, si spera, dai due seguiti già ora in cantiere. L'unico difetto - sperando che questa moda finisca presto o si evolva in una direzione migliore che non preveda l'utilizzo di certi occhialini - è il 3D: praticamente inutile ai fini del coinvolgimento, riesce solo a far venire un gran mal di testa.
Ultimissima nota di colore: se spesso ci siamo trovati a criticare lo scadente livello dei doppiaggi italiani, stavolta è giusto elogiare il sopraffino operato degli adattatori nostrani. Su tutti svetta il magnifico Francesco Pannofino che contribuisce a caricare e rendere indimenticabile Haddock.
VOTO: 4,5/5
Articolo del
07/11/2011 -
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