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Steve McQueen
Shame
Drammatico, durata: 99' - Regno Unito
2011
BIM
di
Erica Bruni
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Quattro anni fa l’artista londinese Steve Rodney McQueen debuttò col folgorante Hunger, vincendo la camera d’oro a Cannes, portando sullo schermo la sofferenza corporea di Bobby Sands e altri prigionieri irlandesi nell’atto di sopportare un mortale sciopero della fame. L’intuizione stava nel ribaltare di segno la tradizione dei film di denuncia e spostare l’attenzione al dramma del corpo, sino a lasciare inscheletrito l’involucro e nuda l’anima del militante. Presentato a Venezia, Shame ha numerosi punti di continuità con Hunger sia nella struttura formale che per l’essere incentrato su ossessioni legate al presente e al passato, che risultano devastanti per la mente e il corpo. Il film è una nera storia metropolitana del trentenne Brandon, uomo in carriera, schiavo di una dipendenza ossessiva che gli concede di consumare sesso unicamente associandolo ad un senso di vergogna; così frequenta prostitute e siti pornografici.
McQueen pedina il protagonista nel suo progressivo sprofondare nel degrado dopo l’entrata in scena di una sorella sballata, e afflitta da mania suicida. Ma la ciclica routine di Brandon s’interrompe drasticamente quando la sua ennesima conquista lo mette in crisi perché capace di muovere sentimenti che lo hanno da sempre terrorizzato facendo (ri)emergere emozioni che non è mai stato in grado di gestire negando categoricamente.
Shame conferma la grande capacità di McQueen nella scelta delle inquadrature, il suo lavoro singolare sul sonoro, la poetica dell’accostamento di bellezza e brutalità, in cui troviamo il tema edonistico del piacere per mascherare i vuoti e i dolori esistenziali; perché è evidente che quello di Brandon è un sesso mortuario, masturbatorio, e consumato senza gioia.
Michael Fassbender dopo Hunger da un’altra grandissima prova del suo talento, impressionante per resa plastica e profondità d’interpretazione, premiata con la coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia. Non da meno anche l’interpretazione della Mulligan, che presta il suo talento per una struggente interpretazione del tragico personaggio della sorella Sissy e al suo sogno vano di (ri)nascita a New York , che ci canta esplicitamente in una delle sequenze più emozionanti del film.
VOTO: 4/5
Articolo del
19/01/2012 -
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