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“Che cosa sa dell’isteria?” è la domanda che sentiamo fare al Dott. Mortimer Granville nell’incipit di Hysteria di Tanya Wexler, presentato in concorso alla sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Il pensiero corre, così, all’antica Grecia e al padre della medicina, Ippocrate, il primo a descrivere l’isteria: una malattia che colpisce solo la donna, la cui causa risiede in un cattivo funzionamento dell’utero. Da quel momento nel corso dei secoli il significato dell’isteria e il suo legame con la sfera sessuale ha subito alcuni cambiamenti, fino a scomparire completamente dai testi di medicina, ma non da un certo tipo di cultura misogina dei nostri giorni. I getti d’acqua fredda e l’ipnosi, erano alcune delle pratiche usate negli ospedali per curare le isteriche. Anche nella pudica e repressa Londra vittoriana del XIX secolo, si cominciò a sperimentare nuove cure per l’isteria. Molti medici vittoriani specializzati in “medicina femminile” cominciarono a curare i casi di isteria, con un nuovo metodo terapeutico molto sui generis per la perbenista Inghilterra di allora, ma particolarmente efficace per le malate: una leggera pressione manuale sotto le gonne delle loro pazienti. Era un massaggio che provocava il “parossismo isterico”, che per le teorie mediche dell’epoca non aveva nulla a che fare con l’orgasmo, allora si pensava raggiungibile solo con la penetrazione del sesso maschile (non dimentichiamo che di orgasmo femminile si è iniziato a parlare solo qualche decennio fa con le pratiche femministe). Nel 1880 sarà proprio il succitato Dott. Granville ad affinare la terapia manuale con l’invenzione di un congegno elettromeccanico, il vibratore, capace di apportare profondi cambiamenti sia nel faticoso lavoro dei medici, obbligati a esercitare massaggi vaginali per ore e sia nella cura delle proprie pazienti, e naturalmente nella vita sessuale, anche se nessuna di loro sapeva ancora bene cosa fosse.
La cineasta americana Tanya Wexler, firma con Hysteria, una scanzonata e divertente commedia molto british, un divertissement che prende le mosse da una curiosa storia vera: l’invenzione e la sperimentazione del primo vibratore. In una Londra, colpita da un’epidemia di casi di isteria - è documentato nelle riviste dell’epoca, che quasi la metà delle donne della città ne soffriva - prende corpo la vicenda del Dott. Mortimer Granville/Hugh Dancy, giovane e brillante dottore che trova un nuovo impiego presso lo studio del più esperto e anziano Dott. Dalrymple/Jonathan Pryce, specializzato in “disturbi femminili”. Dietro le quinte, l’età vittoriana e i suoi innumerevoli progressi scientifici e sociali, in cui le donne cominciavano a prendere coscienza del loro ruolo, abbozzando i primi tentativi d’emancipazione e consapevolezza. La regista si prende gioco della società patriarcale, volutamente con leggerezza, senza approfondire mai la situazione, così come di tutti quegli stereotipi che hanno costituito attraverso i secoli lo zoccolo duro per legittimare il dominio dell’uomo sulla donna. Scopo fondamentale della Wexler è quello di intrattenere e divertire, parlando della nascita di quello oggetto che nato per curare l’isteria, affiancherà, invece, l’emancipazione sessuale e il progresso femminile. La regista riesce ad amalgamare il racconto di finzione con il contesto storico e scientifico, senza mai prendersi troppo sul serio, grazie anche al buon lavoro dello script. Il fascino del “femminista” Hysteria si regge, infatti, in gran parte sul ritmo della narrazione: una serie di situazioni tra la commedia romantica e la farsa, il fatto storico e il suo lato comico. I luoghi comuni e le esasperazioni dei caratteri dei personaggi raffigurano la simpatica struttura della farsa, sulla quale la graziosa messa in scena della Wexler, tratteggia un suo personale ritratto ironico e divertente della mentalità chiusa e bigotta dell’epoca, dove i pregiudizi sulle donne sono un’abitudine e l’ipocrisia sulla sfera della sessualità femminile la quotidianità. Per mettere in immagine un argomento di questa natura, serviva un linguaggio dall’approccio scanzonato e innanzitutto capace di mettersi in gioco con umorismo e irriverente comicità, ci sembra naturale, quindi, che Hysteria sia stato affrontato da una regista come Tanya Wexler, che fin dal suo esordio Finding North (1998) è sempre stata interessata al concetto di libertà sessuale.
VOTO: 3/5
Articolo del
07/03/2012 -
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