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E così anche la saga del Signore degli Anelli è giunta al termine, dopo tre anni di attesa e un incredibile successo, tanto più se si pensa che si tratta di un’opera “a puntate”; l’opera di Peter Jakson. giunge al suo epilogo lasciando quel vuoto e quella malinconia che solo le grandi opere sanno dare. Anche se il romanzo di Tolkien era già una certezza per la riuscita di questa trilogia bisogna sottolineare la bravura e l’ottimo risultato di tutta l’equipe. Dal cast degli attori – chi potrà mai dimenticare un solo personaggio della Compagnia dell’Anello? – alla eccezionale fotografia, che in questo film come in pochi altri è più che mai incisiva nella realizzazione non solo della singola scena ma anche della trama stessa; dagli strabilianti effetti speciali ai bellissimi costumi. Interamente girato, in un anno e mezzo, in Nuova Zelanda, il film ha fruttato, oltre ai milionari guadagni nelle sale cinematografiche, anche parecchi introiti al turismo neozelandese, letteralmente invaso da prenotazioni e soggiorni. La storia fantastica/mitologica uscita in Italia il 22 Gennaio sta registrando il tutto esaurito, vedendo per lo più unanime il ricorso alle prenotazioni per evitare incontenibili file sui marciapiedi. Peter Jackson è riuscito nell’impresa di mantenere negli spettatori della prima parte del Signore degli Anelli l’enfasi e l’emozione, evitando che l’impazienza dell’attesa sfociasse in indifferenza. Questa terza parte è oltre che l’epilogo delle vicende di Frodo e dei suoi amici, anche la “rivelazione” fiabesca dell’opera. Non a caso quindi si preannuncia una vera e propria Apocalisse in cui gli uomini, gli elfi e gli hobbit potranno trovare solo morte e distruzione. La Compagnia dell’Anello dovrà per tanto congiungersi e cercare una profonda e sincera unità con tutte le genti, vive o morte, che hanno il coraggio di opporsi al male. A bellissime scene di battaglia fra mostri, eroi e morti viventi si alterna l’arduo e pericoloso viaggio di Frodo e Sam: viaggio dell’eroe, ma anche fotografia dello spirito umano sempre in bilico fra tentazione e rigorosità d’animo. E’ il suo percorso a stabilire le sorti della Terra di Mezzo, mondo fantastico e immaginato eppure così reale; il mondo di Sauron infatti sarà sconfitto solo se Frodo getterà l’anello dentro il fuoco del Monte Fato. L’eccezionale interpretazione di Elijah Wood è un valore aggiunto indiscutibile; attore perfetto per la parte dell’eroe–hobbit: Wood ci regala un’interpretazione favolosa che avvalora le considerazioni che lo vedono uno dei migliori attori della sua generazione (nel ’94 venne non a caso dichiarato Giovane Star dell’anno dalla NATO/ShowEras per la sua prova in “The War”). Perfetta anche la prova di Sean Astin (nel film Sam), capace di rendere il suo personaggio, l’hobbit aiutante di Frodo, vero come pochi attori sanno fare. L’opera di Jackson ha già ottenuto con La Compagnia dell’Anello e Le Due Torri decine e decine di riconoscimenti e premi e spera con questo epilogo di mettere a segno parecchi Oscar. Ai Golden Globe di quest’anno ha già vinto il premio come miglior film drammatico, come miglior canzone, migliore colonna sonora e migliore regia: e sembra che sia stato, questa volta per davvero, solo l’inizio. Peter Jackson ci ha regalato una trilogia audace e di notevole coraggio, trasponendo sul grande schermo la storia, fuori dalla storia, di Frodo e della sua compagnia in un’opera di rara bellezza.
Articolo del
02/02/2004 -
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