|
Il vampiro Barnabas Collins sorge dalla tomba ritrovandosi nel bel mezzo dei caotici anni Settanta. Qui dovrà prendersi cura della sua disfunzionale discendenza in rovina e fare i conti con la strega Angelique, che per gelosia due secoli prima lo aveva trasformato in un non morto privandolo del grande amore della sua vita.
La nuova bizzarra creaturina del regista Tim Burton narra le singolari sorti della famiglia Collins, protagonista di un programma televisivo britannico degli anni Sessanta. Di nuovo un adattamento dunque, o rifacimento che dir si voglia, per il regista reduce da un superfluo remake di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolata e da un adattamento per il cinema de Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie quasi imbarazzante. In Dark Shadows ritroviamo moltissimi elementi nudi e crudi cari all’estetica “burtoniana” - il vecchio maniero, l’alberello spoglio e quasi scheletrico, zucche, bare e sepolcri - che, seppur proposti in maniera quasi radicale, riescono a sposarsi alla perfezione con l’atmosfera che in questo film si decide di dare al soggetto originale. Le caratteristiche pennellate dai toni gotici e vittoriani dividono la scena con il kitsch e il chiassoso folklore psichedelico della cultura pop degli anni Settanta, creando così un contrasto visivo pronto ad accogliere quello concettuale più profondo. In questa pellicola sono infatti abbondantemente presenti molti dei temi ricorrenti della poetica di Burton. Perché quella cui assistiamo è una storia d’amore che va oltre la morte, vissuta dal mostro, il freak che altri non è che un cavaliere romantico con “trucco e parruco” a tinte dark, costretto a scontrarsi con la sua natura di diverso e al contempo contro il villain di turno, per affermare e realizzare i suoi sentimenti. Tutto intorno c’è la famiglia, ambiente salvifico nonostante le tante nevrosi interne ed esterne, in cui l’eroe straniero aspira ad essere accolto mentre cerca di preservarne l’unità.
A fare da contrappeso a questo cuore un po’ melò ed emotivo troviamo un contrappunto comico molto leggero, che non rinuncia però alla giusta dose di ironia e black humour. Il tutto infine è distribuito e misurato in modo da non interferire con le dinamiche proprie della soap opera, che Tim Burton, insieme allo sceneggiatore Seth Grahame-Smith, dimostra di saper orchestrare con grande maestria, rendendole funzionali alla sua maniera stilistica. Ovviamente non mancano l’impeccabile accompagnamento musicale di Danny Elfman e i due abituali volti noti. Johnny Deep, nel ruolo di protagonista che ormai sembra spettargli per diritto di nascita, a tratti ricorda più Jack Sparrow che quell’Edward Mani di Forbice delle origini, ma svolge comunque bene il suo lavoro. Helena Bonham Carter invece sembra fare il verso a sé stessa. Degna di nota l’interpretazione di Michelle Pfeiffer nei panni della matriarca alle prese con una figlia adolescente e turbolenta (Chloe Moretz). A spuntarla però su tutti gli altri è Eva Green che grazie alle sue indubbie doti e alla sua bellezza misteriosa e tentatrice è perfetta nel ruolo della strega Angelique, unico personaggio davvero trainante del film.
Dark Shadows è un film tutto sommato divertente, che riesce ad intrattenere in modo gradevole ed originale e in cui si palesano molto chiaramente tante delle influenze che si riversano nel cinema di Tim Burton: dalle classiche ghost stories, all’horror colorato ed irriverente stile Hammer, al filone dei teenager monsters, fino a film fantastici più recenti (impossibile non pensare a La morte ti fa bella durante lo scontro tra Angelique ed Elizabeth). Purtroppo le diverse forzature nel finale poco convincente concludono il film mettendo emblematicamente in luce tutte le imperfezioni di un esperimento non riuscito in pieno.
VOTO: 2,5 / 5
Articolo del
18/05/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|