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Il gioco è antropologicamente un evento sociale dai molteplici e significativi aspetti, analizzato da sempre dagli studiosi del comportamento umano perché indicativo di una fenomenologia relazionale di rilevante significato. Il gioco è così molto più di un gioco! E lo è anche ne “La rivincita di Natale”, l’ultimo film di Pupi Avati, tutto incentrato su un gioco appunto, non la solita partita di calcio però o uno spensierato gioco di società bensì il gioco d’azzardo per eccellenza: il poker. In una rappresentazione di rapporti apparentemente d’amicizia si svolge il tentativo di rivincita del ricchissimo e affermato proprietario di sale cinematografiche, Franco, (interpretato da Diego Abatantuono) sconfitto la notte di Natale di quindici anni fa in una partita “probabilmente” truccata. Il suo primo passo è ricontattare tutti i partecipanti della sfida precedente, il secondo è corrompere qualcuno di loro, il terzo è vincere. La trama va avanti attraverso rocambolesche quanto sagaci scene, mediante una sottile ironia e ricorrendo ad azioni che si avvicinano molto al gusto novecentesco “dell’assurdo”: la commedia di Pupi Avati è, allo stesso tempo, bizzarra e disincantata. Apparentemente lasciata al caso è in realtà studiata nei minimi dettagli, senza per questo perdere il suo carattere “leggero”. Il film di Pupi Avati si segue infatti senza intoppi, con qualche spaesamento dovuto alla stravaganza di una sceneggiatura che non segue la tradizionale logica cinematografica ma insegue piuttosto l’originalità, e che riesce proprio per questo a mantenere viva l’attenzione del lettore. Alla fine tutti gli elementi ritorneranno in una disposizione dei personaggi e dei fatti ben precisa. La Chiesa di S. Petronio (Bologna) non a caso è in restauro e non a caso vi lavora una prostituta: l’unica certezza infatti non è né nei principi né nella fede, ogni valore canonico crolla ne La rivincita di Natale, dove a predominare è proprio l’azzardo, e l’egocentrismo. Non è un caso neanche che Lele urini all’ingresso della miliardaria e favolosa villa in cui si svolgerà la partita, egli, ansioso e debole, è poco incline al rischio ed è pertanto destinato a non muoversi dalla sua posizione di misero e abietto. L’azzardo e la precarietà coinvolgono, anche se con un tono più sottile e recondito, la rappresentazione della realtà in ogni suo volto, anche quello cinematografico. Franco, infatti, nella partita a punta solo ed esclusivamente alla vincita, senza badare a regole o rispetto ma facendo credere ad ogni altro sfidante di essere dalla sua parte: nella stessa misura in cui nelle sue sale cinematografiche fa e disfa le programmazioni a suo piacimento, per incrementare i suoi incassi. La rivincita di Natale è molto più complesso di quanto possa sembrare, all’apparenza semplice è in realtà un film composito, e ingannatore. La comicità delle stravaganti azioni dei personaggi, la simpatia dei loro “casi” conduce efficacemente il film, tutto, bizzarramente, incentrato nella partita attesa e progettata come un evento storico. E’ difficile prevedere l’esito del match e, con un colpo di scena, sul finale si ribalterà ogni certezza, almeno apparentemente.
Articolo del
13/02/2004 -
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