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Gianni Amelio
LOST & FOUND - Il primo uomo (Le premier homme)
Drammatico, Durata: 98' - Francia/Italia/Algeria
2011
01 Distribution
di
Erica Bruni
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Il primo uomo è basato sulla stesura originale dell’ultimo e incompiuto romanzo del Nobel per la letteratura Albert Camus, un manoscritto ritrovato nelle macerie dell’auto nella quale lo scrittore francese trovò la morte, il gennaio del 1960. L’opera ripercorre a ritroso le vicende di un grandissimo personaggio diventando una sorta di doppia autobiografia che trova espressione nel parallelismo tra l’infanzia di Camus e quella del regista Amelio. Ambientato nel 1967 in Algeria in piena guerra, lo scrittore Jean Cromery ripercorre parte della propria vita, facendo emergere la figura di un uomo ideale, il primo uomo, che potrebbe essere in ognuno di noi. In questo modo, Amelio sviscera il conflitto interiore tra popoli attraverso il conflitto interiore della crescita centrando il film nella sua dinamica peculiarmente umana. Non esiste retorica, ogni rievocazione è intima e malinconica e il suo stile è sempre asciutto ed elegante. La sceneggiatura alterna la descrizione del presente in maniera forte costruendo un equilibrio narrativo basato sulla vita interiore del protagonista. Eccezionale anche il cast, Jacques Gamblin riesce ad esprimere in maniera perfetta la malinconia e la complessità del personaggio Jean Colmery. Sublime anche Catherine Sola nella parte della madre.
Poetico ed commovente Il primo uomo è un’opera politica che guarda al passato per farsi attuale e necessario, unendo il gran cinema di qualità con l’importanza civile. Lo stesso Amelio ha dichiarato: “Il regista deve considerare un libro a cui s’ispira uno stimolo e non un tema da illustrare, ma questa volta era diverso, questo non è un romanzo di finzione bensì un’opera autobiografica. Credo sia un libro politico, cioè urgente e profondo, un libro necessario nel momento in cui è stato scritto, e non solo, l’intervento potente di un grande scrittore sulla tragedia del proprio Paese del proprio tempo, la confessione che sgombra il campo da ogni aspetto di reticenza e di ambiguità rispetto alla guerra di liberazione algerina, di cui Camus ha faticato a liberarsi. Io ho voluto che questa storia diventasse anche la mia storia non per presunzione, ma per umiltà. Ho fatto questo film per un atto d’amore”.
VOTO: 4/5
Articolo del
20/06/2012 -
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