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Sam Mendes
007 Skyfall (Skyfall)
Azione, Thriller, durata: 140’ – Regno Unito / U.S.A.
2012
Metro-Goldwyn-Mayer, Columbia Pictures, Danjaq, Eon Productions, United Artists / Sony Pictures Releasing Italia
di
Omar Cataldi
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Mai come negli ultimi anni, fuori dell’ufficio dei produttori di 007, una lunga fila di quotati registi aspetta il suo turno di dirigere un Bond-movie. Il primo a spuntarla è stato il premio Oscar Sam Mendes (American Beauty): primo regista davvero di grande calibro cui è stato permesso di avvicinarsi al franchise di maggior longevità della storia del cinema mondiale.
Come mai questo ingresso illustre al timone della saga del nostro impeccabile eroe? I motivi sono due: primo, James Bond compie mezzo secolo di vita cinematografica (ventitré pellicole in cinquant’anni, un film ogni due anni) e andava degnamente celebrato; secondo, il nuovo interprete Daniel Craig (alla sua terza elogiata prova) ha introdotto realismo, sofferenza, psicologia, in un ruolo classicamente bidimensionale, conquistando l’interesse del mondo extrabondiano, attirando sempre più adepti. Da riflettere, per le implicazioni: quando mai si è visto un Bond correre così tanto?
I dissensi per la scelta di Craig (sei anni fa) sembrano ormai tanto lontani: evitando oziosi paragoni con gli altri attori della saga, il nostro uomo sembra quello giusto per i tempi in cui viviamo, e Mendes firma un episodio che resterà negli annali. Bond ucciso (da fuoco amico!), resuscitato (of course), in piena crisi psicofisica, i suoi superiori (e la sua patria) sotto attacco, i conti amari con il passato, sia personale (che cos’è “Skyfall”?) che di chi lo circonda.
Ad una trama bondiana doc (soliti sceneggiatori, affiancati dal richiestissimo scorsesiano John Logan) si uniscono perciò inusitati tocchi mendesiani: Judi Dench/”M” che recita una poesia di Lord Tennyson (il Dante dell’era vittoriana) in un film del genere è come, mutatis mutandis, un sacchetto di plastica che danza nel vento filmato da un ragazzo esteta di un sobborgo americano. Oppure due fuggiaschi che si fermano a contemplare le fatate e primordiali vastità delle brughiere scozzesi. Scene del tutto inedite ai ferrei moduli bondiani: e a sigillare tutto questo un villain “diverso”, Javier Bardem (un altro premio Oscar!), tra Lecter e Almodóvar. Mai sottovalutare l’importanza, non solo narrativa ma anche simbolica, di un cattivo di 007; dall’arrivo di Craig nessuno ha voluto più conquistare il mondo con un potentissimo e improbabile super-laser gigante.
Se da un lato, si è capito, Skyfall è un episodio che devia (magnificamente) a tratti dalla routine della saga, dall’altro stiamo pur parlando di cinquanta candeline. I fans bondiani avranno da masticare un bel po’ di citazioni e omaggi (divertiamoci a scoprirli tutti!), e soprattutto la prima apparizione di due personaggi secondari, amatissimi, della serie.
Lo scrittore Ian Fleming fece in tempo a scrivere solo una decina di romanzi e a vedere tre episodi conneryani: non è dato sapere cosa avrebbe pensato nel vedere la sua creatura (con mille volti diversi) sopravvivergli sul grande schermo più a lungo che sulla carta. Del resto l’hobby di quella vecchia fenice di Bond, come viene emblematicamente affermato nel film, è la resurrezione.
VOTO: 4/5
Articolo del
06/11/2012 -
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