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Roberto Andò
Sotto falso nome
2003
Medusa
di
Giovanni Graziani
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La storia del film procede per scoperte e colpi di scena successivi e non sempre imprevedibili; più o meno come in una telenovela o una soap opera. A creare tensione (o almeno attenzione) dovrebbe bastare, nelle intenzioni del regista, il fatto di concentrare in due ore lo stesso numero di colpi di scena che in una telenovela bastano per due-trecento puntate (roba del tipo: prima si scopre che la realtà non è quella che sembra, poi si scopre che non è poi tanto diversa da quella che sembrava all'inizio). Ad aggravare il tutto sta il fatto che mentre le telenovele sono volutamente superficiali e aiutano a non pensare alla realtà, qui gli autori non si accontentano di farci trascorrere due ore, ma ci vogliono tenere impegnata la testa più che gli occhi, sommando ad una trama contorta alcune digressioni filosofiche sul senso dello scrivere e sul compito della memoria, accompagnate da osservazioni di gusto letterario sul rapporto fra realtà e finzione artistica, qualche citazione kieslowskiana e situazioni da 'Basic intinct'. Per fortuna ci sono le interpretazioni, di ottimo livello, a rialzare la media ed a dare spessore almeno a molti dei personaggi. Anche se, alla resa dei conti, il volto intenso di Greta Scacchi e lo sperimentato mestiere di Daniel Auteuil finiscono per essere quasi sprecati, o al massimo a fare la funzione delle belle gambe (e tutto il resto) di Anna Mouglalis: aiutarci a sopportare una storia che vorrebbe essere complessa ed è solo contorta, messaggi che vorrebbe essere profondi e sono solo pesanti, un film che dichiara grosse ambizioni delle quali non riesce ad essere all'altezza.
Articolo del
03/03/2004 -
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