Ci troviamo nel New England alla fine dell’estate dell’anno 1965. Due ragazzini difficili, un orfano problematico “arruolato” al campo scout lui e una ragazzina ricca con problemi a relazionarsi lei, si danno ad una rocambolesca fuga d’amore, sconvolgendo le esistenze avvolte nel torpore degli abitanti dell’isoletta di New Penzance.
Potrebbe sembrare poca cosa, ma a firmare il tutto è Wes Anderson, con l’apporto di Roman Coppola, e Moonrise Kingom è davvero un gran film, un’opera magistrale con una sceneggiatura articolata in modo tale da trascinare lo spettatore in modo fluido, crescente e devastante, come la tempesta che ci porterà al finale di questa storia, d’amore ma non solo. Moonrise Kingdom infatti è anche qualcos’altro. Mentre i due dodicenni Suzy e Sam percorrono un vecchio sentiero tracciato dai nativi americani, con gli adulti sempre alle costole, lo spettatore è condotto attraverso un percorso ricco di emozioni in cui i nuclei, quali che essi siano, si dissolvono e si ricompongono, e dove traumi e sentimenti vengono sublimati con all’orizzonte paesaggi che ricordano le illustrazioni dei libri per ragazzi tanto cari al regista. Wes Andeson ci regala una nuova poesia del dramma tragicomico familiare rigorosamente alla sua maniera, dando vita ad una pellicola ironica, molto divertente e dai toni impressionisti,in cui la nitidezza e la confusione sono solo una questione di distanza. Troviamo nuovamente il tema di un microcosmo disfunzionale in cui, attraverso la messa in discussione dei ruoli, viene ristabilito un ordine, un equilibrio di sorta, che riporta la pace nei rapporti tra le persone, ma soprattutto all’interno dell’esistenza del singolo che fino a poco prima se ne vedeva sfuggire l’inafferrabile senso in mille frammenti devastanti. Tutto il film è arricchito da un umorismo tenue, dalle tinte quasi naif come in cartoon retrò e, nonostante qualche sprazzo di deliziosa crudeltà un po’ infantile (anche se non per forza in senso anagrafico), è quasi impossibile non percepire una certa temperatura emotiva destinata a legare il pubblico ai vari personaggi. Per quanto riguarda questi ultimi, quelli adulti, nonostante siano solo dei comprimari, sono tutti interpretati da un cast di vere eccellenze, non quei nomi che si usano per fare clamore sui cartelloni dei blockbuster, ma attori così grandi da riuscire a racchiudere il loro sconfinato talento in poche ma significative battute. Giusto per fare qualche nome abbiamo Bruce Willis nei panni di un poliziotto fin troppo dimesso, oggetto delle battute di Bill Murray, padre alienato della piccola fuggitiva. Sul fronte del gentil sesso ci sono i premi oscar Frances McDormand e Tilda Swinton.
Moonrise Kingdom è un film incredibilmente delizioso è molto riuscito, senza dubbio uno dei migliori di questa annata. Una messa in scena sofisticata, dove l’attenzione ai dettagli non fa storcere il naso, ma ispira quasi simpatia, ci presenta il quesito di fondo del film sulla reale possibilità che solo i bambini e quelli che la società considera disadattati sappiano ancora amare davvero, dando vita ad una storia brillante che non ci fa vergognare di emozionarci per un bacio. Uno di quelli veri, illuminato da un lampo di autentica genialità e passione genuina.
VOTO: 3,5 / 5
Articolo del
10/12/2012 -
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