Nei paesi di lingua inglese il successo di Les Miz, come viene affettuosamente soprannominato questo colossale musical, è stato enorme e duraturo, dal 1985 ad oggi. La fonte era l’epica nazionale francese di Victor Hugo, I miserabili, e sebbene anche il musical originale fosse nato in Francia, qualche anno prima della versione inglese, è stata in realtà quest’ultima a dominare i teatri di tutto il mondo.
Ma tutto questo è ormai acqua passata da tempo sotto i ponti della Senna: la versione cinematografica hollywoodiana del premio Oscar Tom Hooper (Il discorso del re) assume, come ogni cine-adattamento ben riuscito, un carattere definitivo e inarrivabile, che schiaccerà qualsiasi allestimento teatrale precedente o futuro.
Sullo sfondo della irrequieta e restaurata Francia post-napoleonica, si intrecciano ancora una volta le eterne vicende dell’inafferrabile galeotto evaso Jean Valjean, il suo rancore contro la Legge fulminato da un atto di carità cristiana, e il suo implacabile segugio inseguitore Javert; intorno a loro una galassia di personaggi patetici, eroici, martiri, dolci innamorati e avidi imbroglioni.
In una messinscena che visivamente non bada a spese (basti pensare alla scena iniziale, centinaia di galeotti che trascinano un galeone a forza di braccia!) Hooper punta però spesso su un commovente intimismo, incollando (prerogative cinematiche) la macchina da presa sulla faccia degli interpreti. Ancora più che dai favolosi costumi, dai colori definiti e netti, dalla ricostruzione storica affascinante, sono le lacrime, il sudore, le lentiggini, letteralmente i pori della pelle degli attori che trascinano lo spettatore dentro il calvario dei personaggi come mai il teatro avrebbe potuto fare.
Se questo può sembrare scontato, date le possibilità del medium cinema, Hooper ci dà ancora qualcosa di più, che non sarebbe stato lecito attendersi dal grande schermo. Tutte le interpretazioni canore degli attori sono prese direttamente dal set, dalla viva e vera voce degli interpreti; contrariamente a quanto succedeva nei cine-musical precedenti, dove tutto veniva ridoppiato comodamente in studio, in passato addirittura da un’altra voce (l’orrore!).
Il regista ha deciso che i suoi attori dovevano essere anche cantanti: impresa facile per l’artigliato australiano Hugh Jackman/Valjean, che viene proprio dal musical, meno facile per un controverso Russell Crowe/Javert, che si diletta con il rock (le canzoni di Les Miz sono assai liriche), forse impossibile sulla carta per Anne Hathaway/Fantine, ma superata a pieni voti (una statuetta d’oro incombe su di lei). Fantine, uno dei personaggi-simbolo dell’opera, il più atrocemente patetico ma anche profondamente cristico, trova una sorprendente interprete che canta divinamente il grande classico “I Dreamed a Dream” tra singhiozzi strappa-cuore.
Per chi non frequenta abitualmente i teatri e i musical, e volesse vedere solo un’opera esemplificativa del genere, Les Misérables è l’opera da scegliere. Peccato che ora questa magnifica versione cinematografica di Hooper potrebbe anche togliere il gusto di vederla dal vivo…
VOTO: 4/5
Articolo del
18/02/2013 -
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