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76 ° edizione degli Oscar: anche quest’anno in clima di guerra, anche quest’anno in una fase di crisi per tutto l’Occidente; contrariamente all’anno scorso però il clima (lungi dai recenti episodi di Madrid) è stato più sereno e disteso lontano dalle critiche antibushiane di Michael Moore. E come sempre al di là di tutto è stato emozionante e avvincente: come tutte le manifestazioni artistiche di grande rilevanza, per quanto a volte manovrate dalle major, per quanto a volte poco concentrate sull’aspetto più culturale dell’arte, ci ha dato la possibilità di immergerci in un’atmosfera assolutamente affascinante. Il risvolto della medaglia dinnanzi a queste manifestazioni esiste e non va trascurato: dietro gli Oscar e dietro il cinema in sé, ahimè, ci sono soprattutto interessi economici (ma tutta l’arte ne è da sempre contraddistinta), ci sono ipocrisie, sprechi e politiche di marketing senza scrupoli. Non sempre cioè dietro al cinema , dietro a un festival o dietro agli Oscar c’è l’arte. Ad essere sinceri gli Oscar holliwoodiani, ancor più che i nostri Festival - senz’altro più validi - sono contraddistinti da giochi di potere monetario e da assegnazioni spesso discutibili, resta però sempre il fascino di una manifestazione che attribuisce premi e delusioni a film che abbiamo amato, detestato o semplicemente perso. Quest’anno la parte del Leone l’ha fatta Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re: ha vinto ben 11 premi, cioè ha messo a segno tutte le candidature, lasciando a bocca asciutta tutti gli altri e l’amaro in bocca a tutti coloro che ne hanno criticato la lunghezza, l’opera di Peter Jackson ha schiacciato tutti, riagguantando quello che negli anni scorsi sembrava andato sfumato. Premiati anche, fra i film recensiti da Extra, Mystic River e Lost in Translation: per il primo ha vinto il premio un Sean Penn in forma eccezionale, come attore protagonista, facendo dimenticare definitivamente il suo passato di attore in film come Shangai Surprise; sempre per Mystic River ha vinto Tim Robbins come attore non protagonista, che ci ha donato un’interpretazione di grandissimi respiro, in un film di grandissimo livello. Infine premiato anche Lost in Translation per la sceneggiatura originale: il film di Scoppola è in effetti medio, piacevole ma senza una grossa verve. D’altronde di fronte a Il Silenzio degli Anelli tutto il resto è stato appianato sullo stesso livello.
Articolo del
19/03/2004 -
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