Warm Bodies è tratto dall’omonimo romanzo di Isaac Marion che affiora alla massa grazie alla pellicola. Il romanzo in sé si discosta lievemente dalla sceneggiatura, avendo una componente morale ed etica più ampia e sviluppata, e meno buonismo, mentre nel film possiamo vedere come questa fondamentale essenza del libro non viene messa in risalto.
La vicenda narra la storia di R, protagonista zombie, e Juliet, protagonista umana. I nomi non sono evidentemente scelti a caso, infatti richiamano subito due famosi personaggi shakespeariani, un Romeo e Giulietta post apocalisse zombie. La pellicola scorre lieve e veloce, le scene sono incalzanti, pochi punti morti, molta azione e distrazione. Buoni gli effetti speciali, anche e soprattutto sugli zombie stessi, fotografia dark ma non troppo che rende le scene più gustose. Qui gli zombie camminano lenti e nel caso dei loro più feroci elementi, gli ossuti, corrono e saltano come bestie decisamente arrabbiate.
Senza infamia e senza lode questa pellicola diretta da Jonathan Levine, regista e sceneggiatore di giovane nascita, i cui lavori di certo non rientrano nella storia della cinematografia. La regia qui dovrebbe fare tutto e spesso non lo fa, anche se la storia intrigante e zombificata riesce a tenere su il morale del film facendo godere alla sala 97 minuti di semi spensieratezza con aggiunta di qualche risata in tipico stile zombie. Warm Bodies come film di certo non passerà alla storia, ma forse aprirà una nuova epoca zombie, sentendomi anche di consigliare la lettura del romanzo, che, per quanto pregno della componente romantica, cela dentro di sé una denuncia non indifferente allo status quo della società contemporanea assoggettata alla tv, al consumismo e alla anaffettività dei suoi elementi cardine, cioè gli esseri umani. Nel nostro mondo contemporaneo ricordarsi l’importanza di un tramonto, sentire la mancanza di un aeroplano che lascia la sua magica scia nel cielo, il calore nello stringere una mano e il ricordo di cosa voglia dire provare sentimenti ed amare incondizionatamente, cioè senza pretendere nulla in cambio, sembra fondamentale quanto in quello immaginario di Warm Bodies, sopravvissuto a stento a una apocalisse zombie dove sono proprio questi ultimi il monito di ciò che l’umanità sembra aver perso da tempo.
VOTO: 3,5/5
Articolo del
10/03/2013 -
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