Pat viene dimesso dall’ospedale psichiatrico senza mai aver curato veramente la sua sindrome bipolare; vuole farlo usando il suo metodo personale: l’ottimismo e la buona volontà.
Vuole riconquistare la moglie, il cui amante aveva pestato pesantemente, (e perciò era stato mandato sul nido del cuculo), leggendo i romanzi che lei assegna ai propri studenti nel programma scolastico. Ma la negatività delle storie di Ernest Hemingway lo rende ancora irrequieto… Il jogging lo calma, e una strana ragazza, Tiffany, giovane vedova del vicinato con la sua stessa condizione mentale, lo intriga e lo disorienta.
Il lato positivo è una di quelle tragicommedie classiche sul disagio mentale: godibilissima per spettatori e critici, probabilmente irritante per chi realmente nella propria vita ha avuto esperienze di questi problemi, e non ha visto mai un lieto fine. Del resto l’idea del protagonista di sostituire l’ottimismo alle pillole sembra davvero hollywoodiana: ma cinema e vita non dovrebbero mai sovrapporsi, sospendiamo l’incredulità e tuffiamoci nella storia.
David O. Russell (The Fighter) è anzitutto un regista di attori, le sue sono pellicole dove la recitazione è tutto. E come già per la pellicola sulla boxe, il cast è una squadra accattivante. Gli astri nascenti Bradley Cooper e Jennifer Lawrence (Pat e Tiffany) ricevono la consacrazione definitiva, e Robert De Niro (il padre di Pat, scommettitore compulsivo e superstizioso) torna finalmente in un ruolo degno di nota dopo quasi due decadi di impresentabilità.
Russell traccia un perimetro intorno alle sue star, piroettando nervosamente con la macchina da presa intorno a loro, carrellando e stringendo su alcuni particolari, proprio come se un invisibile osservatore (anch’esso nevrotico) si aggirasse irrequieto nella storia e cercasse di coglierne gli sviluppi. Lo spettatore (quello in sala) viene più che mai coinvolto dalle vicende degli scombinati protagonisti, e agogna un happy ending “telefonato” ma irrinunciabile.
Ma c’è qualcosa di ancora più scontato del lieto fine in questo film: l’idea perenne dietro a tutta questa rappresentazione di nevrosi e sindromi varie è sempre la solita ed ecumenica… il mondo dei “normali” non è meno folle di quello dei “picchiatelli”. Basti pensare solo alle diverse forme di “follia legalizzata” rappresentate nel film: l’ossessione/compulsione verso il mondo delle scommesse sportive, la superstizione, il tifo, e persino la soffocante ricerca della perfetta organizzazione della vita familiare.
Nonostante tutto questo, se persino le nuvole cariche di pioggia possono avere un orlo argenteo (come recita il titolo del romanzo originale da cui è tratta la pellicola), e Pat riesce a vederlo, perché non potremmo apprezzarlo anche noi? Cominciamo da questo film…
VOTO: 4/5
Articolo del
22/03/2013 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|