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Sergio Castellito dopo la delusione di Libero Burro del 1999, ci riprova con un film dalle grosse aspettative. Tratto dal libro omonimo di Margaret Mazzantini, moglie del regista, Non ti muovere è un film intenso, forte e allegorico. E’ il percorso a ritroso di un uomo, Timoteo, che rischia di perdere la figlia quindicenne per un incidente in motorino: nella disperazione per la possibile morte di Angela il padre si getta in un viaggio nel passato in cui riattraversa gran parte della sua esistenza da cui, significativamente, lascia fuori i giorni vissuti dopo la nascita della sua bambina. Timoteo, medico chirurgo, ci conduce così dalla sua infanzia di bambino abbandonato alla violenza carnale di cui si macchia, al suo rapporto con le sue donne: la moglie, donna decisa e indipendente, e l’amante, vittima e incapace di volere alcunché. Non ti muovere è la frase che il protagonista ripete continuamente: a sé stesso, a chi lo sostiene nell’attesa, alla figlia; in una impossibile preghiera a Dio la sua mente riporta a galla vecchi ricordi, di morte: la morte di un altro figlio, concepito con CCC e abortito dalla donna, la perdita dell’amante, amata da Timoteo, di un amore violento ed egoista eppure amata; e persa proprio per l’inaspettato arrivo di Angela. La ricerca di una forza vitale, di un sapore forte dell’esistenza ma ineluttabilmente egoista ed ingiusto ci trasportano in una storia in cui l’uomo domina i rapporti sentimentali, li dirige ma ne esce inevitabilmente sconfitto, mentre la donna subisce e soffre ma alla fine risulta il ventre stabile dell’esistenza a cui ci si attacca per sopravvivere all’esperienza di lotta e di ricerca che è la vita. La razionalità e la brutalità del punto di vista con cui Timoteo guarda l’esistenza sono contrapposti ai ricordi dolci e soavi in cui racchiude l’immagine della figlia; nella freddezza con cui rivisita il suo passato di marito e amante non sembra esserci spazio per alcuna spiritualità, almeno fino a che la vita non riprenderà la sua forza grazie ad una donna che ricomincia a vivere e ad un’altra che, nel ricordo, restituisce la luce e la vitalità. Proprie in questo film solo dell’essenza femminile.
Articolo del
01/04/2004 -
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