Wolverine: unico eroe della Marvel Comics il cui successo non è dipeso dall’intervento del guru Stan Lee. Nasce come una pura seccatura per Hulk, in una storia del Gigante di Giada del ’74, per divenire poi, nel giro di una decina d’anni, una vera e propria star, sia nel super-gruppo degli X-Men, sia nella super-comunità in generale…
Quando, nell’82, Chris Claremont (scrittore-pilastro degli X-Men) firmò la prima miniserie a fumetti interamente dedicata all’Artigliato canadese, una storia dalla suggestiva ambientazione giapponese, i successi dell’eroe non si fermarono più.
E’ su questa solida base cartacea che si (ri)costruisce Wolverine – L’immortale, quattro anni dopo un dimenticabile tentativo di una pellicola autonoma sulle origini dell’eroe. Dirige oggi l’apprezzabile James Mangold, autore di qualche film interessante, nonché responsabile del lancio planetario dell’amata-odiata Angelina Jolie (Ragazze interrotte). La psicologia del nostro Logan torna in primo piano: la maledizione dell’essere immortale, il fantasma dell’amata uccisa (vedi X-Men: Conflitto finale), una buona azione del passato che non resta impunita, una faida familiare alla luce del Sol Levante. Una saporita minestra dagli ingredienti eterogenei.
In parte romantico, per quanto prevedibile, getaway on the road (la fuga con la bella ereditiera ricercata dalla Yakuza), in parte action classico, in parte bizzarra strizzatina d’occhio al Lost in Translation coppoliano (dove Wolverine, occidentale semiselvaggio, è ancora più fuori posto di Bill Murray), il film di Mangold si lascia guardare. Tuttavia, le avventure di uno Hugh Jackman ormai ingabbiato dai dollari nel ruolo non hanno lo stesso fascino di quelle coralmente tragiche degli X-Men, che hanno mostrato negli anni, con sottile abilità, i diversi modi degli individui di reagire alla maledizione del gene X.
Abbiamo l’impressione che la famigerata rabbia di Wolverine (il suo tratto distintivo, esaltato da Jackman con esiti anche involontariamente comici) potrebbe divenire una prigione per lo sviluppo per il personaggio: anche i produttori devono aver fatto tale riflessione, mostrandoci per la prima volta l’eroe indifeso e scoraggiato.
La “vecchiaia” dell’attore avanza, nel frattempo, e il ciclo narrativo andrebbe portato a compimento, salvo poi (ovvio) rebootare tutto con un nuovo volto. Wolverine – L’immortale è una pellicola in qualche modo catartica, che dà l’impressione di chiudere un cerchio… ma è solo un’impressione: incombe già la prossima pellicola, X-Men: Days of Future Past, dove gli artigli saranno di nuovo utili.
VOTO: 3/5
Articolo del
21/08/2013 -
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