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Meglio un horror. Perche' “La Passione di Cristo” é un'inutile operazione commerciale. Una definizione che, lo so bene, contrasta con alcuni fatti oggettivi: il successo spaventoso che il film di Mel Gibson sta avendo nel mondo, la commozione che prende gran parte degli spettatori che lo guardano, l'entusiasmo quasi generalizzato dei cattolici, specialmente dei rappresentanti del mondo clericale. Persino il Papa pare, ripeto pare, abbia detto, alla fine della visione: “Così e' stato”. Che forse non vorrà dire troppo ma è comunque un attestato di stima. Ma Passione, l'ho detto, è un'operazione commerciale in grande stile. Iniziata due anni fa quando a Gibson venne in mente di raccontare qualcosa del Vangelo e scelse solo la Passione, la parte in cui avrebbe potuto dare il meglio dal punto di vista spettacolare. Un'operazione proseguita poi durante le riprese, fintamente tenute nascoste ma con notizie che venivano fatte filtrare ad arte: miracoli sul set, apparizioni, prodigi, guarigioni. Poi, qualche mese dopo, l'inizio della fase due, cioè le polemiche: Passione era diventato un film antisemita anche se nessuno lo aveva visto e se Gibson non lo aveva mai detto. Però lo era diventato: qualcuno aveva letto la sceneggiatura, anzi il primo abbozzo di sceneggiatura, e si era preoccupato per gli ebrei. I cattolici, invece, erano contenti. Il gioco era fatto: Passione, ormai, poteva essere il migliore o il peggior film della storia. Ma ormai aveva un record di incassi garantito. E il film? E' poca roba: un racconto pedissequo e senza alcuna genialità della parte dei Vangeli riguardante la Passione. Anzi, purtroppo, qualche originalità c'é: Cristo che cade da un ponte mentre viene trascinato via in manette dall'Orto degli Ulivi e resta appeso per una corda, neanche fosse a “Mission Impossibile”. I flashback sulla vita di Gesù tutti spaventosamente banali: Gesù adulto che scherza con la mamma, qualche discorso. Poi c'è Satana e via con la genialità: Gibson lo rappresenta con il volto rasato di Rosalinda Celentano che si trasforma in un serpentino, ogni tanto. Poi ci sono i bambini che diventano nanetti, e pare di stare all' “Esorcista”. Non e' finita: una goccia cade dal cielo al momento della crocifissione, una lacrima di Dio che fa tremare la Terra, una genialità nella genialità! In mezzo botte, calci, chiodi che si conficcano, aramaico e latino che non si capisce a che servano se non a fare un po' di autopubblicità al film: sembra di stare in mezzo all'incubo di un pover'uomo qualunque che viene preso e torturato da aguzzini impazziti e imbevuti di cocaina dall'inizio alla fine. Non una, neanche mezza, spiegazione dei perchè degli uni e degli altri, non un segno di un sentimento di pietà umana e divina per niente e per nessuno. Gibson ha detto che voleva farci capire che cosa ha sofferto Gesù per noi. Ma non e' che se si mostra un chiodo che si conficca 100 volte si capisce meglio la sofferenza: é una vecchia legge del cinema, Gibson dovrebbe conoscerla. Basti per tutte l'assurda scena della flagellazione: 12 minuti, 42 frustate ripetute due volte, la seconda al rallentatore. Passione è un film antisemita? Forse, ma e' anche anticristiano. Perchè il cristianesimo é comprensione e compassione e in Passione non ce ne sono, né per Gesù nè per i suoi impazziti aguzzini. Qualche elemento di antisemitismo latente c'è: Pilato e la moglie mostrati come gli unici buoni, gli ebrei tutti cattivi, una frase di Gesù che discolpa Pilato e accusa gli ebrei. Ma anche qui é poca roba per sostenere che sia un film a tesi. E colpisce di più l'assenza di rispetto per la vera essenza del cristianesimo: il perdono, la redenzione, la resurrezione. C'è l'orrore del punto cui può arrivare l'operazione commerciale, simboleggiato da uno schizzo di sangue di Cristo che arriva sul volto di Maria. Ecco, in quel momento chi é cristiano forse si sente di dire un'Ave Maria per chiedere perdono per quel che ha combinato Gibson. Solo in questo senso Passione mi pare cristiano.Ma perchè ai cattolici, e soprattutto al clero, piace tanto? Credo che abbiano fiutato il business. Passione è un megaspot mediatico per il cattolicesimo nel mondo, può far arrivare Cristo ai giovani, in che modo poi é un altro discorso. Per questo Passione è stato immediatamente abbracciato dalla Chiesa. Che ha sbagliato, e tanto, dando una fiducia enorme a Gibson. C'è poi un altro discorso da fare: come accade a volte nei confronti dei film che hanno un grande impatto mediatico, si rischia che a parlarne sui giornali e a fare opinione sia gente che al cinema ci va sì e no due volte l'anno. E così Passione e' stato inondato di recensioni scritte da gente che di cinema non capisce niente, priva di qualsiasi conoscenza del mezzo. E a vedere il film è andato un tipo di pubblico dal palato molto meno raffinato di quel che normalmente frequenta le sale. A Ostia dicono che un signore si sia messo a fumare nel bel mezzo della proiezione: non andava al cinema da vent'anni e non sapeva nulla del divieto. Figurarsi se sapeva niente di cinema. Ma sicuramente, abituato a vedere la De Filippi in tv, sarà rimasto entusiasta da qualche emozione forte. Insomma il parametro con cui Passione è stato giudicato un trionfo è un parametro taroccato, espresso e decifrato da tuttologi desiderosi soltanto di mettersi in mostra sui giornali dicendo la loro oggi su Passione, ieri su Cogne, domani su Berlusconi, dopodomani sul derby. Idiozie, insomma, per un film idiota. Meglio un horror, datemi retta. E a casa, poi, leggetevi il Vangelo.
Articolo del
15/04/2004 -
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