Il bene e il male. Due facce della stessa ipocrisia, potremmo dire citando Michael Corleone. Dexter e Breaking Bad sono due serie tv legate a doppio filo in questa dicotomia che fondamentalmente riguarda ognuno di noi. Dexter Morgan e Walter White sono due buoni-cattivi. Godono del loro essere perfette macchine letali ma, allo stesso tempo, farebbero di tutto per proteggere la famiglia (come i boss della malavita, del resto) e affogano nel male più profondo quelle che sono le delusioni delle proprie vite da inetti. Casualmente le due serie arrivano alla loro conclusione quasi contemporaneamente, ma anche qui il bene e il male finiscono per confondersi, o meglio, per capovolgersi nella scala dei valori. Se Dexter era partito, infatti, con i favori del pubblico e della critica, Breaking Bad, di contro, ha dovuto conquistare popolarità e successo con fatica e sudore. E ancora, se il killer della serie targata Showtime si è ammorbidito nel corso degli anni, nella serie AMC il protagonista si è trasformato da innocuo professore di chimica a incontrastato e invincibile boss della droga. Ma soprattutto, se Dexter è stata una serie che ha mostrato quasi da subito il fianco ai suoi numerosi difetti – diventati insopportabili a partire dalla terza stagione – in Breaking Bad, invece, l'alchimia tra la scrittura sopraffina di Vince Gilligan e le doti attoriali di Bryan Cranston e Aaron Paul (per non citarne un'altra buona dozzina) ha creato qualcosa di unico, sorprendente e qualitativamente singolare. Una storia complessa, coerente fino in fondo, girata con maestria e originalità, condita da personaggi memorabili. Tutto il contrario di Dexter, dove gli sceneggiatori hanno ideato colpi di scena in abbondanza e senza criteri logici, solo per tirarsi fuori dai pantani nei quali finivano puntualmente. Probabilmente avrà inciso la scelta di Showtime di allungare il brodo oltremodo oppure quella di aver cambiato più volte showrunner, fatto sta che il finale è sembrato più un modo di liberarsi definitivamente di storie e personaggi ridicoli e ormai irrimediabilmente corrotti da una gestione fallimentare. E' per questo - e considerando anche che Lost e altre serie importanti hanno avuto i loro passaggi a vuoto e le loro sottotrame insulse - i meriti di Gilligan e della sua crew devono essere sottolineati con forza: mai si era vista una serie con tanta qualità messa in mostra in un crescendo di emozioni e colpi di classe sprigionati fino ad un episodio finale che mette d'accordo praticamente tutti. Forse solo The Shield e Oz sono riuscite in una simile impresa, pagando dazio, però, sul fronte visivo e registico. Ed invece, è pure su questo piano sul quale Breaking Bad mostra i muscoli e tutto il potenziale del mezzo televisivo dei giorni nostri. Un capolavoro, un termine di paragone per le future generazioni e una pietra miliare che rimarrà per sempre impressa nella storia degli audiovisivi (cinema compreso, si).
Articolo del
07/10/2013 -
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